Solita cena con XY, banchiere svizzero, in un grotto del Mendrisiotto, con la stufa scandinava al massimo per “l’ondata di freddo russo che ci ha aggredito”, dice sorridendo il cameriere serbo di sempre. Solito menu spartano: pane abbrustolito con burro di malga e acciughe di Monterosso, polenta e guancia di vitello, un calice di Pinot Nero.
Passano gli anni, e il nostro rapporto si fa sempre più profondo, forse perché ci vediamo sempre meno frequentemente. E’ come se invecchiando, le nostre paure e i nostri sentimenti si trasferissero dall’uno all’altro e si mischiassero. Anche se ci sono vent’anni di differenza, le nostre affinità elettive ci fanno sembrare due ex coscritti.
Ieri sera, XY mi ha confessato che per la prima volta nella vita si sta vergognando di fare il banchiere. Dice: “In questi anni non ho reagito come avrei dovuto alla feroce politica di svalutazione competitiva interna che ha finito per impoverire definitivamente classe media e povera. Poi, ho taciuto sulle botte che queste classi sociali hanno preso dall’oscena gestione da parte delle élite della triade: Covid-transizione climatica-guerre.
E ancora, ho sotto taciuto che l’ordine temporale delle cosiddette transizioni non sono il decennio ma il secolo, se non vogliamo lasciare sul campo enormi quantità di morti e di feriti.
E così l’accumulazione del debito pubblico non può continuare all’infinito, stante che il deficit annuo continua a essere superiore alla crescita del PIL A questo punto è solo questione di tempo, poi il problema della sostenibilità delle finanze pubbliche si porrà, e sarà drammatico”.
XY ha ragione. Anch’io, a fine percorso di una vita meravigliosa, facendo il giornalista, seppure da parvenu, mi vergogno di essermi imposto questa postura compassata verso lo sfacelo al quale sapevo ci avrebbero portato queste nostre élite chiaramente inette (le conosco come le mie tasche, essendo stato uno di loro). Eppure, anziché scomparire nell’animato o chiedere scusa, costoro vogliono ancora rimanere sul palcoscenico della storia, sempre più arroganti e sempre più assetati di prebende e di potere.
“Guardiamo all’America” dice ancora XY. “Joe Biden e i dem terrorizzati dal possibile arrivo di Donald Trump (buono quello!) stanno drogando a più non posso l’economia, visto che una delle regole non scritte di un Presidente che voglia un secondo mandato, è che l’economia tiri. Purtroppo, in presenza di una crescita del 2,5% hanno un deficit pubblico del 7,5%. Nel frattempo i tagli a sanità, istruzione, supporti sociali diffusi, stanno producendo sempre maggiori tensioni sociali.
Leggiti la lettera che uno dei principi della ghenga bancaria mondiale, Jaime Dimon, il CEO della mitica J.P. Morgan Chase ha scritto. Sottolinea (proprio lui!) che il 40% degli americani non dispongono neppure del cosiddetto “tesoretto di sopravvivenza” (400 $) per far fronte o a un minimo inceppo sanitario o alla riparazione dell’auto. Il giochino che stanno tentando di praticare è il solito: tagliare la spesa pubblica e sperare di abbattere l’inflazione. Questa politica cozza però con una dispendiosissima politica di riarmo, per tenere in piedi le loro forze armate e regimi servi imbarazzanti.
Vuoi sapere come finirà, se non si verifica un miracolo? Il sistema monetario internazionale potrebbe collassare, come fu nel 1971. Allora tu ed io eravamo giovani, io stavo per laurearmi ad Harvard, e sognavo in grande! Se si ripetesse per almeno un ventennio avremo sia la stagnazione che l’inflazione. Gli Stati Uniti, i loro 1.000 miliardi di spese militari, il loro dollaro che tiene in piedi il loro potere ricattatorio verso il resto del mondo, dovranno rimettersi in discussione e forse prendere atto che è arrivato il momento di incominciare a gestire seriamente il loro declino”. Sull’Europa XY mi ha lasciato questa chicca tipicamente svizzera: “Spero solo che voi europei non usiate gli eurobond per armarvi!”
Salendo sull’auto, non elettrica, per chiudere in bellezza, l’ho sparata grossa con un “Caro amico, temo che il XXI secolo per noi occidentali sarà come il III secolo dopo Cristo per i Romani. Prosit!”
*Riccardo Ruggeri, operaio Fiat per 40 anni poi Ceo di New Hollande, manager, imprenditore, giornalista, editore, scrittore.
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