Editoriali | 11 settembre 2025, 21:57

Lucia massacrata dall'ex ma per il giudice lui “va compreso”. E se l'ammazzava? Di Lorenza Morello*

La donna, pestata al punto da dover aver il volto ricostruito e con un occhio irrimediabilmente lesionato è dallo psicologo per farsi spiegare la sentenza secondo la quale l’imputato quella sera ha avuto uno «sfogo» «perché si sentiva vittima di un torto». Se l'ammazzava la giustificazione valeva lo stesso?

Lucia massacrata dall'ex ma per il giudice lui “va compreso”. E se l'ammazzava? Di Lorenza Morello*

Per chi non avesse letto la notizia, a ridurre una donna -moglie e madre- 44enne con il volto distrutto, ricostruito da 21 placche di titanio, e un nervo oculare lesionato “in maniera permanente” secondo le motivazioni del magistrato, non fu “un eccesso d’ira immotivato e inspiegabile, ma uno sfogo riconducibile alla logica delle relazioni umane”. La donna, scrive il giudice, avrebbe “sfaldato un matrimonio ventennale” comunicando la separazione “in maniera brutale”.

Lei è stata brutale.

Lei, Lucia Regna, è dallo psicologo a farsi spiegare le motivazioni della sentenza. Ma come si può spiegare tutto ciò? In un solo modo, e ve lo dico da laureata con lode e premio Bruno Caccia in giurisprudenza: noi donne perdiamo sempre.

Perdiamo tra le mura domestiche dove non dobbiamo “far arrabbiare” un uomo. Sia esso un padre, un fratello, un compagno, un marito o un figlio. Perché anche la più forte delle donne è sempre debole davanti alla violenza di un uomo. Non dobbiamo nella società, con il capo ufficio, il vigile o il poliziotto di turno. Perché anche in questo caso, ogni sanzione sarà sempre certamente quantomeno meritata. E sapete perché? Perché questi maschietti violenti (che gli uomini sono tutt’altra cosa) troveranno sempre un maschietto vile come loro (perché solo un vile può picchiare una donna) a giustificare le loro azioni. Il violento di questa volta ha trovato Paolo Gallo, magistrato in Torino, che con una sentenza unica nel suo genere e che può creare un pericoloso precedente, ha trattato la vittima come imputato causandole, anche lui, un dolore senza rimedio.

Eppure, sia lui che il marito, non pagheranno. Lui perché magistrato, e loro non rispondono mai (se qualcuno dei suoi colleghi vuole spiegarci apertamente che questa è una cosa giusta, siamo qui per ascoltare). Il marito perché ha trovato un fratello di lotta. E poi però ci stupiamo di cosa fa il regime dei Talebani e ci riempiamo la bocca con la civiltà occidentale.

Tanto valeva l’ammazzasse, tanto la giustificazione ci sarebbe stata comunque, e lei forse si sarebbe evitata questa nuova violenza.

A giurisprudenza mi hanno insegnato che le sentenze non si commentano ma si eseguono. Beh, stavolta no, stavolta è troppo.

*Lorenza Morello, Giurista d’impresa, presidente nazionale APM