lineaitaliapiemonte.it | 16 maggio 2021, 22:18

Con l’arrivo dell’estate il coronavirus scompare

Con l'avanzare della primavera il Covid 19, così come tutti i virus influenzali, perde progressivamente la sua virulenza e i contagi si riducono decisamente. Questo è quanto emerge esaminando i dati sui decessi in Italia nel periodo compreso fra maggio 2020 e maggio 2021, riportati dal sito Worldometer Coronavirus. Dal grafico nell'immagine risulta che nel maggio 2020 i decessi sono scesi costantemente da una media giornaliera di 325 decessi al 1° maggio fino a 203 decessi al 15 maggio. Nello stesso periodo dell’anno successivo, il 1° maggio 2021 si sono avuti mediamente 288 decessi e si è scesi a 195 decessi il 15 maggio. Persino lo scostamento del numero dei morti fra i due periodi è minimo. Sinora gli andamenti dei decessi da ottobre 2020 ad oggi confermano che i contagi da coronavirus seguono anche loro il classico andamento stagionale: le malattie cominciano a manifestarsi in autunno, hanno i loro picchi nei mesi più freddi e scompaiono con l’arrivo della bella stagione. Inoltre da questi dati si evincerebbe che lockdown, coprifuochi, mascherine servono forse a posticipare ma certamente non ad impedire l'appuntamento con il virus. Non sarebbe meglio curare la malattia quando si manifesta e prevenirla con comportamenti virtuosi piuttosto che distruggere inutilmente l'economia e mandare al macero i diritti costituzionali?

Con l’arrivo dell’estate il coronavirus scompare

La diffusione del virus può essere valutata sulla base dei decessi giornalieri, in quanto l’andamento dei contagi è influenzato dal numero dei tamponi effettuati. Detto ciò, andando ad esaminare gli andamenti dei decessi giorno per giorno segnalati dall’ISS (Istituto Superiore della Sanità) e riportati sul sito Worldometer Coronavirus relativamente all’Italia (cliccando sulla riga ITALY), si può notare, considerando la media giornaliera riferita ai 7 giorni che precedono il dato puntuale, che anche dopo maggio 2020 i decessi continuano a scendere progressivamente, fino ad arrivare ad un minimo di 6 morti il 31 luglio. I dati si mantengono costantemente inferiori a 10 decessi fino all’8 settembre, dopodiché comincia una lenta risalita fino a 20 morti il 1° ottobre. Da quella data la risalita è rapida fino al picco di 719 morti il 7 dicembre 2020, per poi ridiscendere ai valori attuali secondo la classica curva a campana dei fenomeni statistici.

E’ bene precisare che i decessi segnalati dall’ISS si riferivano a pazienti risultati positivi all’infezione da SARS- Cov2. Considerando che la stragrande maggioranza dei decessi riguarda, secondo i dati dell’ISS riferiti al 7 settembre 2020, pazienti con un un’età media di 80 anni, il 62,6% dei quali con 3 o più patologie, c’è da chiedersi quanto il virus abbia effettivamente inciso sulla morte prematura di quelle persone. Chissà se un giorno sapremo i dati sulle morti per le quali il Covid 19 ha avuto un ruolo decisivo.

Perché il contagio è maggiore nei mesi freddi?

Una volta sapevamo che con l’arrivo dell’autunno cominciano a manifestarsi raffreddori ed influenze, che scompaiono con l’arrivo dei mesi caldi della primavera. I motivi ce li spiegavano i dottori a cui ci rivolgevamo quando ci ammalavamo. Costoro ci dicevano che tutte le particelle che respiriamo assieme all’aria, compresi virus e batteri, vanno a depositari su uno straterello mucoso che copre come un mantello fluido le cellule epiteliali che rivestono i polmoni e la trachea. Queste cellule sono dotate di microscopiche ciglia vibratili le quali, con il loro movimento verso la bocca, espellono il muco nel quale sono intrappolati gli agenti patogeni esterni.

Con i primi freddi, proseguivano i nostri dottori di allora, la motilità delle ciglia vibratili (1000 vibrazioni al minuto) si riduce, sia a causa dell’aria respirata più fredda che delle forti escursioni termiche che possono essere superiori a 20°C quando si entra ed esce da luoghi riscaldati. In conseguenza di ciò la funzionalità delle ciglia vibratili viene compromessa favorendo così l’ingresso di batteri e virus nell’organismo.In particolare i forti sbalzi termici possono arrivare a causare fatali blocchi transitori della motilità delle ciglia.

Man mano che avanza la primavera, le temperature diventano più miti ed i riscaldamenti vengono spenti; ne consegue che la barriera di protezione delle vie respiratorie riacquista la piena efficienza e virus e batteri possono essere rimossi dal movimento delle ciglia senza che vi siano impedimenti alla motilità.

Vita all’aria aperta e sport, l’antidoto contro di virus

Certi dottori, ci spiegavano, col tono di chi rivela un segreto, che la vita all’aria aperta e più movimentata, tipica dei mesi caldi, favorisce la respirazione di aria “pulita” in profondità, il che rende più agevole lo “spurgo” di sostanze tossiche, batteri e virus assorbiti dal muco e spostati verso la bocca dal movimento delle ciglia.

In verità già nei secoli addietro, Paracelso, il grande medico ed alchimista del Cinquecento raccomandò, nella Prima delle sue Sette Regole sulla salute “una respirazione il più spesso possibile profonda e ritmica, riempendo bene i polmoni, all’aperto o davanti a una finestra aperta”.

Paracelso aveva intuito che una respirazione “profonda e ritmica” che si può avere durante l’attività fisica, oltre a favorire l’ossigenazione del sangue, favorisce anche la rimozione di sostanze tossiche o di scarto (come l’anidride carbonica) prodotte dai processi metabolici dell’organismo, sia tramite l’espirazione, sia tramite la rimozione meccanica del muco provocata dal movimento delle ciglia vibratili.

Giuseppe Chiaradia, ingegnere chimico