Editoriali | 19 agosto 2023, 10:00

Attacco alla difesa. Di Lorenza Morello*

Posto che il libro del Generale Vannacci è uscito meno di una settimana fa e sorgono dubbi sul fatto che tutti coloro che ne stanno concionando ne abbiano così tempestivamente lette le 300 pagine, siamo alle solite: si estrapolano frasi decontestualizzandole dal contesto con il risultato di criminalizzarne l'autore, e se, come in questo caso, è un Generale dell'Esercito, l'obiettivo della condanna è ancora più gratificante. Che poi si tratti dello stesso militare che aveva denunciato, in solitudine, nel 2020, l'esposizione dei soldati italiani in Iraq all'uranio impoverito, è argomento evidentemente di poco interesse. Ma entriamo nel merito e facciamo qualche ragionamento sulle frasi “incriminate”

Attacco alla difesa. Di Lorenza Morello*

Faccio una doverosa premessa: io non ho letto il libro del Generale Vannacci (per motivi personali non ho mai comprato nulla su Amazon e pertanto, finché il libro sarà in vendita solo su quel canale, la lettura mi è preclusa) ma poiché molti dei commenti che ho letto provengono da persone nella mia stessa condizione e mi è stato chiesto un commento sulla vicenda, ho accettato l’invito.

La prima cosa da dire, specie stante la premessa, è che chiunque abbia un po’ di onestà intellettuale sa, come sostiene il Generale, che non è corretto prendere delle frasi decontestualizzate e giudicarle fuori contesto. Lo abbiamo sentito e visto fare molto spesso anche in tema di intercettazioni, e il più delle volte l’esito dell’istruttoria e del dibattimento ha poi dato ragione al fatto che una frase, decontestualizzata, possa assumere una valenza diametralmente opposta a quella che era nelle intenzioni di chi la proferì (o, in questo caso, di chi l’ha scritta).

Ciò detto, i giudizi sulle frasi sono tutti incuranti del contesto e di estrema condanna (che tutti quelli che si sono espressi abbiano davvero letto più di 300 pagine uscite il 10 agosto scorso non è assolutamente verosimile) e nessuno che si ponga nemmeno in modo interlocutorio con l’autore.

I suoi stessi superiori, Ministro della Difesa in primis, auspicano pene massime nei suoi confronti.

Come già detto, finché non dovessi leggere il libro non mi azzarderei ad una analisi puntuale del testo, in quanto non ne avrei gli strumenti. Però, tra i vari virgolettati usciti su molti giornali, vorrei sottoporre ai lettori un paio di riflessioni.

Dire che “I tratti somatici di Paola Egonu non rappresentano l’italianità” la trovo una affermazione priva di qualsiasi valenza discriminatoria o dispregiativa. Una delle mie migliori amiche è originaria del Congo e vive in Italia dove si è laureata ed è una brillante professionista. Mi è capitato anni fa di intervenire, sua ospite, ad un interessante dibattito sullo sviluppo e i processi di scambio tra l’Italia e il Kasai. Seduti al tavolo dei relatori io ero l’unica di ceppo caucasico. Più volte, parlando in francese con gli altri relatori, è stata fatta la differenza tra “nous” (che erano loro, gli africani) e “vous” (gli italiani, rappresentati da me). Nessuno si è sentito offeso. Era una ovvietà.

E ora poniamo il caso che il rapporto commerciale fosse proseguito. Immaginate che si debba fare una pubblicità sui prodotti locali del Congo, un bravo pubblicitario chi metterebbe come testimonial, secondo voi, me o la mia amica? Lei. Perché direbbe -giustamente-che i miei tratti somatici non rappresentano l’Africanita’.

Ecco. E mi dite cosa c’è di discriminatorio in questo?

Io credo che la discriminazione non stia a monte, nella frase, ma a valle. Nelle menti, nelle bocche e nelle penne di coloro che ormai vogliono ammantare di pregiudizio e discriminazione ogni ovvietà. O è così o dobbiamo dire che le caratteristiche etniche non esistono più. Le caratteristiche etniche sono parte del patrimonio genetico di ciascuno, non sono discriminatorie, è la natura umana. Perché diversamente avanti di questo passo dovremmo dire (e ahimè ci siamo già molto vicini in molte parti del mondo) che è discriminatorio indicare il genere sessuale di un bambino alla nascita. Follia pura. L’uomo che vuole essere Dio.

Pare inoltre che il Generale abbia addirittura avuto l’ardire di trattare il tema climatico (beh, d’altronde parliamo di un soggetto della Folgore!) in un Paese come il nostro dove c’è chi vorrebbe l’abiura climatica (dopo quella pandemica) «i cambiamenti climatici ci sono sempre stati e gli altri Paesi inquinano più di noi. È la povertà e il sottosviluppo a produrre più di ogni altro l’inquinamento» è in affetti davvero da condannare.

Ad ogni buon conto, non dimentichiamo che ad uno con il curriculum del Generale Vannacci dobbiamo tutti molto: la difesa della nostra Patria (oh Dio, si potrà ancora dire?! E poi ho detto anche “Dio”!!!) per la quale a soli 55 anni ha fatto una folgorante carriera e le sue dichiarazioni del 2020 sull’uranio impoverito, per le quali molti militari che si sono ammalati gli devono essere riconoscenti.

Ci sono cose che non si possono cancellare con un colpo di spugna.

Ci sarà chi obietterà che il generale doveva rimanere nel suo e non parlare di temi che non gli appartengono. Questo potrebbe valere se non fossimo ormai in un tempo in cui l’ultimo degli influencer può parlare di temi medici o di clima come il primo dei premi Nobel e la sua opinione può addirittura essere presa più in considerazione rispetto al secondo se più vicina al sentire globale o, per meglio dire, al pensiero unico che è quello, se non ho inteso male, contro il quale il Generale e pochi altri continuano a combattere.

*Lorenza Morello, giurista d'impresa, presidente nazionale Apm