"L'uso del contante favorisce l'evasione".
In questa frase c'é tutta debolezza, o se preferite la malafede di un sistema politico amministrativo.
In pratica si afferma che il solo modo che ha lo Stato per combattere l'evasione fiscale sia obbligare tutte le transazioni tramite un intermediario bancario privato, che le gestisce in modo oneroso per gli utenti, e sopratutto ne controlla capillarmente l'attività, col potere di dominus sul denaro altrui e di discrezionalità sull'uso che ne viene fatto.
In buona sostanza, lo Stato (italiano) ammette di non essere in grado di controllare l'evasione fiscale in regime di libertà di circolazione monetaria, e per questo si affida a un intermediario privato obbligandone i cittadini a pagarne il conto.
Per qualsiasi persona pensante una cosa simile sarebbe talmente assurda da ribaltare la scrivania di chi l'ha pensata, eppure in Italia sono tantissimi coloro che ritengono che questa battaglia sia solo un futile pretesto dei complottisti per dare addosso alle istituzioni, a prescindere.
Poco importa che la stessa BCE abbia tenuto a ribadire in un suo rapporto che il denaro contante é la sola valuta ufficialmente riconosciuta nell'Unione, e abbia perfino bacchettato gli stati membri e la stessa Commissione Europea, che obbligano, di fatto, ad effettuare transazioni con denaro elettronico emesso da organismi privati a connotazione parassitaria.
Poco importa che solo pochi mesi fa, anche se per un periodo brevissimo, in Canada si sia sperimentato l'utilizzo del blocco dei conti correnti e delle carte di pagamento collegate, ai camionisti in protesta contro la dittatura sanitaria, allo scopo di assoggettarli con forza al volere del governo.
Alla maggioranza degli italiani tutto questo non interessa: le carte sono comode, i costi li pagano gli esercenti, tutti pagano le tasse, e chi non é d'accordo se ne faccia una ragione.
In realtà lo Stato dovrebbe attivarsi per contrastare l'evasione senza avvalersi di strutture private. Negli USA ci riescono benissimo anche senza sognarsi minimamente di limitare per legge l'uso del contante.
D'altra parte un popolo che ha accettato senza colpo ferire gli arresti domiciliari di massa e le discriminazioni del green pass in epoca di pandemia, non puó capire che tutta la vertenza relativa all'uso del contante non é altro che una estrema forma di difesa della libertà individuale, diritto sempre più spesso sacrificato ad un ideale di società di stampo cinese, capillarmente controllata, e spacciata per perfetta da chi ne ha interesse.
Fa tenerezza la Meloni che motiva i suoi provvedimenti con i costi abnormi delle transazioni elettroniche in Italia.
Ai limiti del ridicolo è anche l'affermazione che gli stranieri che si vedono limitati in Italia negli acquisti in contanti, vanno a spendere i soldi in altri paesi.
No cara Giorgia, fatto salvo che una politica stringente sui contanti limita, in una certa misura, l'economia, non é una questione di costi, e neppure di chi li deve sostenere.
É solo una questione di libertà con tutto il valore contenuto nel termine.
Anche se i costi fossero azzerati, l'obbligo alle transazioni elettroniche sarebbe comunque incompatibile con uno Stato che si dice liberale.
Il solo modo per renderlo compatibile, forse, sarebbe ripristinare il segreto e l'autonomia bancaria, riportandone il diritto nell'ambito del diritto pubblico, ambito dal quale Ciampi lo sottrasse con inenarrabili disastri.
In un Paese che si dice ispirato a principi liberali, il pagamento elettronico deve essere una libera scelta dei consumatori, e gli oneri devono essere totalmente a carico di chi la sceglie, e quindi degli utenti che utilizzano le carte di pagamento, per propria esclusiva comodità.