Messaggi in bottiglia | 26 settembre 2023, 10:34

Quel loft a Shen Zhen: ma quella cinese è davvero crisi?

La crisi immobiliare cinese non è altro che il combinato di una illusione di mercato e di una guerra di potere, e per il potere laggiù non si esita a mettere a repentaglio una parte rilevante dell'economia. E questa crisi, in certo modo “pilotata”, è più un danno per l'occidente che per la Cina

Quel loft a Shen Zhen: ma quella cinese è davvero crisi?

Evergrande è di nuovo nell'occhio del ciclone. Il colosso immobiliare cinese ha annunciato che non potrà dare corso al piano di ristrutturazione del debito a causa della sua controllata Hengda Real Estate Group, che essendo sotto indagine, impedisce alla capogruppo di emettere nuovi bond.

In realtà sono molti i colossi cinesi in debito d'ossigeno, e non solo nell'immobiliare (Suning ad esempio).

Ma cosa sta accadendo in Cina?

Giá 12 anni fa a Shen Zhen avevo notato una quantità impressionante di immobili nuovi in vendita senza alcun apparente interesse da parte dei potenziali acquirenti.

Io stesso mi ero interessato ad un open space fantastico, oltre 300 mq, al 54mo piano del grattacielo più alto della città, un vero simbolo e motivo di orgoglio cinese.

Avevo pensato di mettere in quell'immobile la sede cinese della mia società e presi informazioni. L'ufficio costava 120mila dollari, ma erano arrivati ad offrirmelo a 80mila. Il grattacielo era quasi completamente vuoto, almeno dal 20mo piano in su.

Girovagando per la città poi vidi una marea di offerte immobiliari, anche di prestigio a prezzi bassissimi. A mancare era la domanda, ma malgrado ciò tutta la città era un brulicare di cantieri: si demolivano le costruzioni più datate e si costruivano grattacieli.

Sinceramente oggi non mi stupisce la crisi dei giganti dell'immobiliare cinese, a provocarla però non è stato solo il mercato.

Tutto è iniziato qualche anno fa con la guerra tra Xi e Jack Ma, ovvero tra il potere comunista e i nuovi imprenditori miliardari.

Come è finita lo sappiamo tutti: Jack Ma (e non solo lui) è sparito nel nulla e Xi è l'incontrastato padrone della Cina.

Proprio per evitare il pericolo di nuovo Jack Ma, Xi ha ristretto le regole del credito mettendo volutamente in crisi le società più esposte, le immobiliari appunto.

In pratica, prima una azienda cinese sulla base di un buon progetto espansivo poteva ottenere dalle banche tutto il credito che voleva.

In questo modo decine di migliaia di imprenditori cinesi sono diventati miliardari e alcuni talmente ricchi da mettere in pericolo la leadership politica.

Con la stretta al credito i colossi si sono trovati immediatamente in crisi di liquidità venendo a miti consigli, in pratica sono stati ricondotti sotto il controllo del potere centrale.

La crisi immobiliare cinese non è altro che il combinato di una illusione di mercato e di una guerra di potere, e per il potere laggiù non si esita a mettere a repentaglio una parte rilevante dell'economia.

Questo spiega anche l'atteggiamento della Cina sulla guerra, che a questo punto diventa un alibi perfetto anche nei confronti dei risparmiatori cinesi che nei titoli delle grandi aziende avevano investito.

Questa crisi "provocata", tuttavia, è ancora sostenibile dall'economia cinese in virtù di un mercato interno praticamente sconfinato e ancora tutto o quasi da coprire, per cui il contraccolpo, peraltro minimo, sull'export in occidente, turba assai più le imprese occidentali che non quelle cinesi, oggi in posizione di vantaggio per la grande disponibilità di materie prime.

Marco Corrini, analista di marketing