La Juventus é sempre stato il giocattolo preferito degli Agnelli.
Fino a qualche anno fa era anche un gioco innocente, nel senso che non costava e anzi, con la quotazione in borsa, aveva rappresentato perfino un asset soggetto ad acquisire valore.
Va detto che quando si parla di Agnelli, non ci si riferisce ad una singola persona, ma ad una famiglia con oltre 200 componenti, che si comportano come in una qualsiasi SPA: fino a che prendono dividendi e soldi sono contenti e seguono diligentemente il leader designato, quando peró ne devono mettere si arrabbiano e iniziano ad emergere malumori che rischiano di minarne i delicati equilibri, anche perché fino ad ora é capitato assai raramente che siano stati chiamati ad iniettare liquidità con aumenti di capitale. Che io sappia é successo una sola volta sotto la guida di Umberto all'epoca di Paolo Fresco.
Ora siamo in un periodo in cui la guida di John Elkan ha portato alla famiglia tantissime plusvalenze e ricchi dividendi, mantenendone intatto, se non accrescendone, il prestigio e il valore degli asset.
Il solo punto negativo era proprio la Juventus, che dopo i primi 7 anni di gestione Andrea Agnelli caratterizzati da successi e pareggi di bilancio, da almeno 3 anni é diventata un pozzo senza fondo, in cui la famiglia (ma anche gli altri azionisti di minoranza tra i quali alcuni dei Fondi internazionali più importanti), ha dovuto ripianare gli sbilanci mettendoci quasi 600 milioni di euro, per di più facendo i conti con il crollo della capitalizzazione e con un possibile procedimento giudiziario alle porte.
Anche l'estremo tentativo di salvare il salvabile con i soldi della Superlega si é trasformato per Andrea Agnelli in un boomerang che ha solo aggravato le difficoltà del club.
Probabilmente non é neppure ancora finita e serviranno altri soldi.
In una simile situazione in qualsiasi azienda normale si sarebbe sfiduciato il CDA da tempo, e la decisione odierna pare decisamente tardiva.
Inoltre, mantenendo in carica l'attuale CDA, c'era il rischio che la Magistratura lo congelasse nominando un curatore, procrastinando la situazione di dissesto, e ritardando così ogni ulteriore operazione di risanamento che l'assemblea degli azionisti vorrà porre in essere.
Qui non é questione di faida Agnelli o Elkan, come da più parti si vorrebbe suggerire, ma di soldi, tanti soldi, per di più in un asset improduttivo, utile solo per l'immagine, un'immagine che, peraltro, é stata gravemente compromessa da una condotta amministrativa incomprensibile ai più, specie ai piccoli azionisti che non scendono sul piede di guerra contro la dirigenza solo perché sono per lo più tifosi e amano il club.
Cosa succederà adesso?
Sicuramente ci saranno da onorare gli impegni economici sottoscritti, per cui tra pagamenti di ratei degli acquisti, mancati riscatti dalle vendite, e stipendi faraonici a calciatori bolliti, bene che vada serviranno altri 200 milioni, soldi che la famiglia farà il possibile per non scucire.
Quindi mi aspetto, forse anche subito, cessioni eccellenti (Vlahovic, o Chiesa, o forse lo stesso Rovella se l'interesse del City fosse reale), proprio per pareggiare i conti.
Poi, con calma, non escluderei la cessione dell'intero pacchetto di maggioranza della Juve e l'uscita definitiva degli Agnelli dalla società. Gli ottimi rapporti tra Elkan e i master della finanza internazionale rendono questa strada assai praticabile.
Staremo a vedere.