Il Ministero dell’economia ha reso definitivi i dati riguardanti il BTP Futura. Sono stati venduti titoli per un valore di 6,13 miliardi. Ricordando che la durata del titolo è decennale (14.07.2020 – 14.07.2030), saranno corrisposti interessi dell’1,15% per le cedole pagabili dal 14 gennaio 2021 al 14 luglio 2024 (primo periodo); dell’1,30% per quelle pagabili dal 14 gennaio 2025 al 14 luglio 2027 (secondo periodo) e dell’1,45% per quelle pagabili dal 14 gennaio 2028 al 14 luglio 2030 (terzo periodo). A chi conserverà i BTP Futura fino alla scadenza del 14 luglio 2030, sarà corrisposto, con il rimborso del capitale investito, un premio di fedeltà non inferiore all’1% e non superiore al 3%. Queste sono le componenti dell’investimento. E’ un buono o un cattivo investimento? La domanda se la sono posta (e forse continuano a porsela) molti dei circa 175 mila risparmiatori che hanno acquistato il titolo. Ma, al momento dell’acquisto, avevano ben chiari i pro e i contro del loro investimento? Qualche riflessione sulla questione può essere utile.
Partiamo da una considerazione: lo Stato ha una fame continua e gigantesca di soldi. Molti di questi soldi se li procura chiedendo prestiti ai cittadini, ai quali vende i propri titoli obbligazionari (BOT, BTP, CCT, ecc.). Per ottenere questi prestiti, lo Stato fa apparire soltanto i punti positivi dei titoli che dà in cambio, spesso ingigantendoli. Se ne rivelasse anche quelli negativi, i risparmiatori non glieli comprerebbero. E poi ci sono le banche che fanno da intermediari per queste operazioni. Esse non hanno particolari interessi a informare più di tanto i loro clienti quando vogliono trasformare il loro denaro liquido in investimenti, compresi quelli in titoli di Stato. Anzi tengono ben presente che ogni investimento del cliente rappresenta una sottrazione di soldi alle loro disponibilità. Sono queste che a loro interessa investire, non dando alcun corrispettivo al cliente, ma guadagnandoci sopra loro. Anche per piazzare il BTP Futura, i comportamenti degli attori coinvolti nel procedimento sono stati questi. Ma allora, il BTP Futura possiede soltanto pregi ― come ripetutamente affermato dal Ministro dell’economia ―, oppure presenta anche difetti che potrebbero penalizzare chi li ha comperati? Vediamone le caratteristiche.
Per prima cosa, osserviamo che il BTP Futura è stato destinato soltanto ai piccoli risparmiatori privati: soltanto loro potevano comperarlo. Si può ritenere che molti di questi soggetti non siano particolarmente esperti in investimenti finanziari. Quindi si potevano anche segnalare alcuni elementi di criticità, soprattutto derivanti dalla durata decennale del titolo. Poco è stato detto al riguardo. E, per quel poco che è stato detto, si è usato un linguaggio tecnico, certamente poco comprensibile per un piccolo risparmiatore digiuno di questi elementi. Lo Stato ha esaltato, soprattutto, la difesa del risparmio dei piccoli investitori, sottolineando la bontà del titolo che pagherà una cedola fissa e crescente nei 10 anni (anche questa, tuttavia, inferiore ad altre che già lo Stato paga su altri suoi titoli. Perché non dirlo?).
Poi, davanti agli occhi del risparmiatore, ha agitato lo specchietto del premio di fedeltà, che sarà pagato una sola volta alla fine. Si deve però tener presente che il meccanismo stabilito per determinare il premio finale di fedeltà (che, come già ricordato, potrà variare da un minimo dell’1% a un massimo del 3%) rende impossibile prevederne ora l’importo. Infatti, ci si baserà sulla variazione media annua percentuale del PIL italiano calcolata nel decennio di durata del BTP Futura 2020/2030. Su un arco di tempo di questa durata, e visti gli alti e bassi che l’economia registra, nessuno è oggi in grado di immaginare quale sarà questa media. In definitiva, il BTP Futura rende per ora soltanto gli interessi prestabiliti. Per il resto, si vedrà.
C’è poi da considerare la durata decennale del BTP Futura. Se si vuole beneficiare di tutto ciò che offre, e in special modo del premio finale di fedeltà, bisogna rinunciare per 10 anni alla disponibilità della somma investita. Per qualche risparmiatore, la rinuncia sarà possibile. E se uno ne ha bisogno prima? Può esserci qualche problema.
Infatti, il tasso di rendimento stabilito per il BTP Futura è molto modesto. Non tiene conto dell’elemento rischio legato alla durata del titolo. Questa modestia lo rende poco appetibile anche in confronto con gli altri BTP italiani che offrono un maggior rendimento. Se questi ultimi aumentano di valore poiché gli investitori li acquistano considerando il maggior tasso di rendimento, il BTP Futura avrà periodi in cui varrà meno dei 100 euro pagati per l’acquisto. Conseguentemente se il piccolo risparmiatore, per esigenze personali, vende il BTP Futura prima della scadenza, avrà incassato pochi interessi e perderà, comunque, il premio di fedeltà finale. Inoltre, potrebbe anche incassare meno dei 100 euro pagati.
In conclusione, i pro sono dunque dati dal pagamento, comunque, di un interesse garantito e dal rimborso, dopo 10 anni, del capitale investito, con l’aggiunta di un premio di fedeltà, per il momento non quantificabile. I contro sono rappresentati dal tasso modesto di rendimento (dopo un mese esatto dall’emissione, il tasso di rendimento effettivo netto è stimato solo più dell’1,05%) e dalla perdita di valore del titolo nel decennio ― con conseguente perdita di parte del capitale in caso di vendita prima della scadenza ―. Per dovere di verità, va detto che lo stesso Direttore generale del Debito pubblico, presentando il BTP Futura, ha ammesso questo rischio.
Anche nelle operazioni economiche messe in piedi dallo Stato ci vorrebbe trasparenza. Ma qui le ragioni della poca chiarezza le abbiamo dette prima.