Per alcuni reduci del sessantotto ed altra gente senz’arte né parte, l’ambientalismo è un’ opportunità per farsi una carriera o dare uno scopo alla propria esistenza. Questi furbacchioni hanno capito che menarla sull’ambiente inquinato rende molto di più che sull’operaio sfruttato.
Ma l’ambientalismo è anche un’occasione di business per potenti gruppi finanziari e politici ad essi asserviti e quello del riscaldamento terrestre provocato dall’anidride carbonica, il cosiddetto global warming, è il più incredibile e grottesco di tutti.
I compiacenti mezzi di comunicazione hanno perfino fatto passare la voce che l’anidride carbonica è un inquinante. Secondo i mestatori ed i disattenti divulgatori la CO2, che assieme all’acqua è alla base della vita vegetale, difatti senza di questi due composti le piante non potrebbero né crescere né vivere, sarebbe un nemico della natura. Magari si pensa che la CO2 emessa in abbondanza delle auto che circolano nelle metropoli è dannosa all’essere umano ma per respirare l’uomo ha bisogno dell’ossigeno dell’aria in modo che bruci secondo meccanismi biochimici il materiale organico in modo da trasformarlo in acqua e CO2. Quest’ultima esce dai nostri polmoni e non può farci male, ovviamente, altrimenti ne saremmo rimasti intossicati e berci sopra un’acqua minerale frizzante avrebbe peggiorato la situazione.
La domanda che nessuno fa: perchè l’aumento della temperatura terrestre è una tragedia?
Entriamo nel merito della questione. Prima di tutto i dati fondamentali. Secondo il quarto rapporto del Intergovernmental Panel on Climate Change del 2007 la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 0,74°C durante il XX secolo. Questo a prima vista non sembra un cambiamento così drammatico: molto meno di 1°C nel corso di un secolo, 100 anni. Ma la domanda che nessuno pone è questa: perché è un dramma se la temperatura media della terra sale di 1°C? Ci sarà pure l’inconveniente della riduzione dei ghiacci che si sciolgono e dell’aumento dei livelli dei mari, le montagne appariranno più spelacchiate, però vi sono obiettivamente altre conseguenza molto positive: la vegetazione è più ricca ed abbondante nei climi caldi ed umidi. Difatti nelle foreste tropicali c’è un caldo bestiale e la vegetazione cresce rigogliosa, mentre nelle regioni siberiane c’è un freddo bestiale e riescono a farcela solo le betulle, per il resto è steppa a vista d’occhio. Il buon senso direbbe che la tendenza all’aumento medio della temperatura, ai livelli paventati, non fa poi così male alla natura, anzi, tutt’altro. Lo dimostra proprio il termine “effetto serra”: le piante esposte alla luce solare e protette dal freddo esterno mediante le cosiddette serre crescono benissimo e non vengono appassite dal freddo.
Ammettiamo che il global warming sia colpa delle attività umane
Il globo terrestre è un sistema estremamente complesso e sulle sue variazioni climatiche possono incidere svariati fenomeni, fra cui piogge, annuvolamenti, evaporazione dell’H2O e della CO2 dagli oceani per le escursioni termiche, eruzioni dai vulcani e quant’altro ancora. E c’è una legge fondamentale che regola il comportamento della natura: ad ogni azione corrisponde una reazione che tende a ristabilire l’equilibrio, magari ad un altro livello. Se così non fosse, la vita sulla Terra non sarebbe proseguita per milioni di anni. Però ammettiamo che il global warming, giusto o sbagliato che sia, sia colpa al 100% delle attività umane.
Se ci facciamo caso, quando si parla di attività umane il colpevole per l’aumento della CO2 è sempre lo stesso: l’industria ed in particolare le emissioni di CO2 dalle automobili. Delle altre attività umane, come la deforestazione, solo un breve e frettoloso cenno. Eppure nel secolo scorso sono state distrutte intere regioni ricche di foreste per dedicarle all’agricoltura ed alla pastorizia: non è che l’aumento della CO2 possa essere causato dalla spaventosa riduzione della superficie forestale del globo? Sono le piante che si alimentano di CO2, soprattutto le piante delle foreste equatoriali, dove la vegetazione è fitta e rigogliosa ed il nutrimento glielo forniscono, fra gli altri, la CO2 che esce dai tubi di scappamento delle macchine.
Molte specie animali sono a rischio estinzione non per il bracconaggio, ma perché il loro spazio vitale si è ridotto al lumicino, ma la preoccupazione dei sedicenti ecologisti è per i 50.000 orsi bianchi che vivono nelle regioni artiche che si riducono. Ma ci rendiamo conto che l’Artide ha una superficie di 16 434 000 Km2, cioè 55 volte l’Italia!
Il perché dell’accanimento contro le auto è evidente: ci sono comitati di affari interessati al business dell’auto elettrica e poiché l’auto elettrica costa di più di quella a motore termico ed ha grossi problemi di autonomia e gestione, si vuole imporne l’uso per colpa della CO2 cattiva, visto che con gli Euro 6 le emissioni di polveri sottili dai diesel sono scese a zero.
L’anidride carbonica e l’effetto serra
La radiazione visibile proveniente dal Sole viene in parte riflessa dalla Terra ed in parte assorbita, riscaldandola. A sua volta la Terra riemette una parte della radiazione assorbita sotto forma di radiazione infrarossa (IR), cioè di calore. Nell’atmosfera ci sono alcune molecole che assorbono i raggi infrarossi riemessi dalla terra producendo a loro volta calore, in tal modo se ne limita la dispersione e si riesce a mantenere la temperatura ai livelli cui siamo abituati.
Vediamo quali sono le molecole dell’atmosfera terrestre. Le principali sono Ossigeno: 21% in volume, e Azoto, 78%. Sebbene queste molecole rappresentino la quasi totalità dell’atmosfera terrestre, esse non interagiscono con i raggi IR perchè sono gas biatomici costituiti da due atomi uguali: la loro formula è O2 ed N2. In misura minore sono presenti altre due molecole, le quali, essendo tri-atomiche, cioè costituite da 3 atomi, possono assorbire i raggi IR. I cosidetti greenhouse gases (GHG). Queste sono:
- Acqua, H2O, con una concentrazione fra 1 e 3 %, a seconda delle regioni
- Anidride Carbonica, CO2, con una concentrazione media dello 0,038%
Altre molecole, come il metano e l’argo sono presenti in concentrazioni ancora più basse e quindi concentriamo l’attenzione su queste due.
L’H2O è presente sia come umidità, sia condensata nelle nuvole, quando essa supera la saturazione. L’H2O e la CO2, essendo entrambe molecole triatomiche, hanno qualitativamente la stessa capacità di assorbimento; le eventuali differenze sono dovute a fattori secondari che incidono relativamente sulla loro potenzialità.
Ma ciò che fa la differenza è il fattore quantitativo, in altri termini, la magnitudo. Il vapor acqueo è presente in concentrazioni che sono mediamente 50 volte superiori a quelle dell’anidride carbonica e quindi l’incidenza dell’assorbimento della radiazione IR dell’H2O è grosso modo 50 volte superiore a quello della CO2.
Inoltre c’è da aggiungere che la relazione fra concentrazione ed energia assorbita è logaritmica. La concentrazione della CO2 è aumentata da 320 ppm nel 1960 a circa 400 ppm di oggi. Quindi da allora la concentrazione è aumentata del 25%, ma la capacità di assorbimento, a causa dell’andamento logaritmico è aumentata di meno del 4%.
Inoltre ancora: se i gas serra assorbono la radiazione IR riemessa dalla terra, perché non dovrebbero assorbire i molto più abbondanti raggi IR presenti nello spettro delle radiazioni che vanno a colpire la terra? Osservate il cielo: in estate quando non ci sono nuvole, non si riesce a stare sotto il sole per il caldo, viceversa, quando il cielo è nuvoloso, fa meno caldo: sono le molecole di H2O che in gran parte riflettono la radiazione, ma in una certa misura assorbono la radiazione solare, impedendo che vada a colpire la terra.
Riepilogando: la CO2 è 50 volte inferiore all’H2O, l’andamento è logaritmico, l’assorbimento dei raggi IR è sia in senso diretto, dal sole all’atmosfera, sia in senso indiretto, dalla terra al sole, quindi c’è un certo effetto compensativo. Conclusione: fate voi.
La mandrakata
Vediamo qual è la valutazione dell’impatto dei Greenhouse gases sul global warming da parte di alcuni enti ed istituti ufficiali. La tabella seguente è riportata dal libro: Climate Change: a Balanced and Realistic View of Climate Change di Steven Sondergard.
Individual Greenhouse Gas
Contributions to Global Warming
Kyoto Report MIT and others
CO2 72% 2-8 %
N2O 19% 2 %
CH4 7% 1 %
H20 not considered 90-98%
Quindi, secondo il Report di Kyoto, da cui il famoso protocollo di Kyoto che ha attivato tutta questa sceneggiata, l’incidenza della CO2 sul global warming è del 72%, mentre secondo il MIT (Massachusetts Institute of Tecnology, un politecnico, e non è un caso) ed altri istituti scientifici, l’incidenza della CO2 varia da un misero 2% ad un max 8%. La parte del leone la fa l’H2O: dal 90% al più realistico 98%.
Come mai questa differenza nell’incidenza della CO2 ? E’ evidente: quelli di Kyoto nella valutazione non hanno preso in considerazione l’H2O presente nell’aria, come se il vapore acqueo non fosse presente nell’atmosfera, giustificando questa scelta probabilmente con il fatto che si origina naturalmente e non per cause umane. Però l’H2O nell’aria c’è eccome, e quale che ne sia l’origine, il suo potente effetto serra lo esercita. In ogni caso le molecole non distinguono fra buoni e cattivi.
E abbiamo anche tralasciato il fatto che, oltre ai gas serra, vi sono altri importanti fenomeni che incidono sui cambiamenti climatici e che a rigore dovrebbero essere anch’essi considerati se si volesse valutare l’effetto complessivo.
Questa è una ridicola furbata ai livelli di Febbre da Cavallo, una mandrakata, ma la cosa incredibile è che mentre nella finzione cinematografica agli impostori va sempre storto, qui gli “esperti” di Kyoto hanno trovato schiere di creduloni (veri e finti).