lineaitaliapiemonte.it - 03 dicembre 2025, 08:53

Sesso in carcere, da sabato a Torino prende avvio la sperimentazione delle "stanze" dell'amore

Critico il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Meglio i permessi premio ai detenuti più meritevoli in un contesto di rimodulazione del sistema dell'esecuzione della pena»

Sesso in carcere, da sabato a Torino prende avvio la sperimentazione delle "stanze" dell'amore

TORINO - «Abbiamo informalmente saputo che da sabato, nel carcere di Torino, saranno funzionanti le ‘stanze dell’amore’. Per noi del SAPPE, il sesso in carcere è una previsione inutile e demagogica, anche in termini di sicurezza stessa del sistema.  Si introduca piuttosto il principio di favorire il ricorso alla concessione di permessi premio a quei detenuti che in carcere non si rendono protagonisti di eventi critici durante la detenzione e che lavorano e seguano percorsi concreti di rieducazione».

Lo afferma Donato Capece, segretario generale del SAPPE, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, commentando l’avvio dei colloqui con il coniuge senza il controllo a vista del personale di custodia.

«Certo fa riflettere il fatto che, in una situazione penitenziaria regionale e nazionale endemicamente complessa in cui anche gli interventi di edilizia sono assai contenuti, assuma priorità la previsione di destinare stanze o celle per favorire il sesso ai detenuti», aggiunge Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del SAPPE, per il quale «i nostri penitenziari non possono e non devono diventare postriboli così come i nostri Agenti di Polizia Penitenziaria non devono diventare ‘guardoni di Stato».

Per il primo Sindacato del Corpo altri sarebbero gli interventi urgenti per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: «Si potrebbe ipotizzare un nuovo sistema penitenziario articolato su tre livelli».

Il primo, per i reati meno gravi con una pena detentiva non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene alternative al carcere, quale è l’istituto della “messa alla prova”; il secondo livello è quello che riguarda le pene detentive superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare. Il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in cui il contenimento in carcere è l’obiettivo prioritario.

«Nell’ambito delle prospettive future occorre dunque che lo Stato, pur mantenendo la rilevanza penale, indichi le condotte per le quali non è necessario il carcere, ipotizzando sanzioni diverse, ridisegnando in un certo senso l’intero sistema, anche perché il sovraffollamento impedisce di fatto la separazione dei detenuti» conclude il SAPPE.

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