lineaitaliapiemonte.it | 03 novembre 2025, 09:50

A Torino il primo protocollo territoriale per i corridoi lavorativi per i rifugiati

Sessanta i rifugiati selezionati in Colombia, Egitto, Uganda e Giordania che arriveranno in Italia per essere inseriti in settori chiave come quello aeroportuale, della cantieristica navale, dell’informatica e orafo

A Torino il primo protocollo territoriale per i corridoi lavorativi per i rifugiati

Le istituzioni e gli Enti firmatari sono la Città di Torino la Regione Piemonte, la Prefettura di Torino l’Unione Industriali Torino, l’UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati, l'Arcidiocesi di Torino, la Fondazione Compagnia di San Paolo, Reale Foundation, la Fondazione Don Mario Operti, l’Agenzia Piemonte Lavoro, IRES Piemonte, Diaconia Valdese, Talent Beyond Boundaries, e Pathways International 

TORINO - È stato sottoscritto il protocollo territoriale per l’attuazione dei Corridoi Lavorativi per i Rifugiati. 

Il protocollo rappresenta un ulteriore passo in avanti, dopo la sottoscrizione lo scorso giugno del Protocollo Nazionale che conta tra gli altri firmatari, Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero dell’Interno e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’obiettivo di favorire l’ingresso regolare e sicuro in Italia di rifugiati qualificati, attraverso canali di mobilità lavorativa sostenuti da imprese, istituzioni e società civile.

Di recente i Corridoi lavorativi sul territorio di Torino sono stati riconosciuti come best practice globale dal Mayors Migration Council, che ha assegnato alla Città un finanziamento nell’ambito del Global Cities Fund per promuovere questo modello di inclusione.

«Torino è la prima città in Italia a firmare un protocollo locale dedicato ai Corridoi Lavorativi per i Rifugiati, confermando il proprio ruolo di laboratorio di innovazione sociale e di integrazione lavorativa. Con la firma di questo accordo - sottolinea la vicesindaca Michela Favaro -  la Città rinnova il proprio impegno nel costruire una comunità che mette il lavoro al centro dei percorsi di inclusione e sviluppo».

Sessanta rifugiati da quattro Paesi

Ad oggi, sono 60 i rifugiati selezionati in Paesi terzi (Colombia, Egitto, Uganda e Giordania) che arriveranno in Italia per essere inseriti in settori chiave come quello aeroportuale, della cantieristica navale, dell’informatica e orafo.

Grazie al protocollo territoriale, nuove realtà imprenditoriali piemontesi potranno accogliere e valorizzare le competenze di lavoratori rifugiati, contribuendo a un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore.

«I corridoi lavorativi dimostrano che è possibile unire solidarietà e sviluppo economico, offrendo alle persone rifugiate opportunità reali e sicure, e alle imprese italiane le risorse umane qualificate di cui necessitano» spiega Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino

Il protocollo territoriale è coerente con le linee guida del Global Compact on Refugees, che promuove l’apertura di percorsi di canali di ingresso sicuro per i rifugiati con competenze professionali, al fine di favorire la loro integrazione e costruirsi un futuro dignitoso. In questo contesto, la sinergia tra istituzioni locali, mondo imprenditoriale e organizzazioni internazionali è fondamentale per il successo di progetti che si propongono come best practice a livello internazionale.

«Nella storia di Torino, soprattutto nelle fasi più complesse, sono sempre emerse le migliori forze sociali del territorio. Questo è il modello di crescita che perseguiamo anche oggi e che difendiamo, specialmente in uno scenario geopolitico emergenziale come quello presente, e in un momento di transizione tecnologica molto sfidante, dove la valorizzazione del capitale umano fa la differenza» ha detto Marco Gay, presidente Unione Industriali Torino.

I corridoi lavorativi rientrano nel cosiddetto “percorso extra-quota” introdotto nella normativa italiana dalla legge 50/2023 che consente alle imprese di selezionare e formare rifugiati all’estero, con l’obiettivo di assumerli e facilitarne l’ingresso regolare in Italia tramite il visto per lavoro. 

Questo approccio, sostenuto dal Governo italiano e dall’UNHCR, rappresenta un modello innovativo e replicabile per affrontare sia le sfide dell’integrazione dei rifugiati sia il fabbisogno occupazionale di molti settori strategici dell’economia italiana.

I corridoi lavorativi per i rifugiati, inoltre, insieme ai corridoi universitari, le evacuazioni umanitarie e il reinsediamento rappresentano un’ancora di salvezza per i rifugiati che nel tentativo di ricostruirsi un futuro migliore sono spesso costretti a intraprendere viaggi pericolosi e mettere a rischio se stessi e i propri familiari, a volte affidandosi a trafficanti senza scrupoli. 

Dal 2015 ad oggi sono oltre diecimila i rifugiati che hanno beneficiato di questi percorsi regolari verso l’Italia.