TORINO - La Regione Piemonte non può essere semplice spettatore rispetto alle dismissioni del gruppo editoriale GEDI. «Nella risposta odierna in aula alla mia interrogazione urgente la Giunta regionale si è limitata a comunicare di “aver saputo dai giornali” dell’operazione di mercato e di “seguire con attenzione” lo sviluppo, sottolineando di non poter fare granché in una cessione tra privati, in assenza di crisi occupazionale".
Lo dichiara la consigliera regionale del PD Nadia Conticelli a margine della discussione della sua interrogazione presentata in Consiglio regionale.
«L’intento comune dovrebbe essere quello di evitare che la cessione della testata si trasformi in una crisi occupazionale» sottolinea la consigliera, anticipando la richiesta di trattare l'argomento in Commissione.
Nell'interrogazione viene ricordato come sia in atto un progressivo disimpegno della famiglia Agnelli da attività simboliche e produttive storiche: il ridimensionamento della presenza diretta in Iveco, la messa in vendita di immobili e sedi di pregio come Villa Frescot, il Lingotto e le cliniche del Cemedi. «Ora GEDI, controllato dalla holding Exor della famiglia Agnelli-Elkann, dopo la vendita delle testate locali e dell’Espresso, è in trattativa per la dismissione della sua testata principale, “La Stampa” , e sarebbero in atto anche le trattative per la cessione di Repubblica, delle emittenti radiofoniche del gruppo e de La Sentinella del Canavese».
Il Report di sostenibilità GEDI 2024 indica un organico complessivo di 1.343 dipendenti nel gruppo , di cui una parte significativa impiegata in Piemonte. «Per La Stampa, si stima una redazione di circa 170 giornalisti, con prospettive di ulteriori 20 uscite o prepensionamenti nel corso del 2025, attualmente congelate in attesa di capire in quali mani andrà la testata» aggiunge ancora la consigliera Conticelli.
La possibile cessione de La Stampa, si legge ancora nella interrogazione - solleva serie preoccupazioni sul piano occupazionale, per il rischio di tagli o esternalizzazioni a carico dei giornalisti e del personale tecnico e amministrativo , nonché per l’ impatto sull’indotto. «Se uniamo questo panorama al progressivo disinvestimento sul centro Rai torinese, ne emerge un quadro preoccupante dal punto di vista culturale, occupazione e socio economico per la nostra regione».