TORINO - Gli Stati Uniti stanno per imporre un dazio aggiuntivo del 91,74% sulla pasta italiana, che si andrebbe ad aggiungere al dazio già esistente del 15%, portando la tariffa complessiva a un impressionante 107%. Questo significa che, per ogni pacco di pasta esportato, il costo delle tasse doganali più che raddoppierebbe, diventando un vero e proprio ostacolo per le imprese italiane.
«Facciamo un esempio semplice per capire l’impatto pratico - denuncia Claudio Fantolino, Presidente di CNA Agroalimentare Piemonte - se un pacco di pasta italiana ha un prezzo di esportazione di 1 euro, con un dazio del 107% il venditore o l’importatore dovrà pagare una tassa doganale di 1,07 euro. Di conseguenza, il costo totale per far arrivare quel pacco negli Stati Uniti salirà a 2,07 euro, più del doppio del prezzo iniziale. Un rincaro così pesante rende estremamente difficile competere sul mercato americano, uno dei principali sbocchi per il Made in Italy agroalimentare».
«Un vero e proprio colpo mortale per l’industria agroalimentare italiana e per il nostro marchio di eccellenza nel mondo -prosegue Claudio Fantolino. Questa misura penalizza soprattutto le PMI e le microimprese, che rappresentano circa il 94% del tessuto produttivo italiano e sono i veri custodi del Made in Italy. A questa mazzata si aggiunge poi la recente svalutazione del dollaro rispetto all’euro, pari al 13%, che incide ulteriormente sul costo finale per le imprese italiane. Sommando i due effetti, si arriva a un aumento reale del costo per le esportazioni verso gli Stati Uniti del 28%, un peso gravissimo per tante realtà già fragili».
A livello piemontese, l’export agroalimentare verso gli USA vale complessivamente circa 700 milioni di euro, una quota significativa per l’economia regionale e per le tante imprese che operano nel settore. Ma quello che preoccupa ancora di più è che questa potrebbe essere solo la prima di una serie di misure protezionistiche che colpiranno tutta la filiera agroalimentare, e di conseguenza anche altri settori produttivi, se non si interviene tempestivamente con una strategia chiara e concreta di tutela da parte del governo.
«L’export piemontese verso il mercato americano rischia quindi di subire un contraccolpo pesantissimo, con ripercussioni non solo economiche ma anche occupazionali e sociali» conclude Claudio Fantolino.