Avrei rinunciato volentieri a commentare la vicenda Schillaci, ma stanti le molteplici richieste, eccomi qui. Ovviamente, mi riferisco alle recenti nomine del Nitag, ovvero l’organismo tecnico competente sui farmaci-vaccini che affianca il governo nelle decisioni da prendere. Come ormai di pubblico dominio, il 6 agosto scorso sono usciti i 22 nomi, fra i quali quelli di due medici, il pediatra Eugenio Serravalle e l’ematologo-ricercatore Paolo Bellavite.
Entrambi molto stimati, un clinico di esperienza quarantennale il primo, e uno studioso dall’indice Hindex 56, il secondo diventati nel giro di pochi giorni bersagli da colpire con qualsiasi fraseggio. Sono due no vax. Orrore. Due persone che “osano” criticare le politiche vaccinali. Il Nitag “non può” ospitare al proprio interno chi non parla bene senza se e senza ma di qualsiasi vaccino entri sul mercato.
Capiamo qualcosa della levata di scudi: i commenti degli odiatori sono iniziati dagli esponenti del PD: “Meloni e Schillaci accarezzano i complottisti, un insulto a chi crede nella scienza” (detto pure da chi non ha neanche una laurea) e rilanciati dalle virostar: “Come vedere don Vito Corleone e al Capone alla commissione anti mafia”(ma come si permettono?). Il tam tam si è allargato a macchia d’olio, proprio come in pandemia i cittadini che non si sono vaccinati si sono sentiti dare dei “sorci da chiudere in casa”, da “prendere per il collo e appendere”, o “aspetta che me ne capiti uno sottotiro in ospedale vedete cosa gli faccio” .
Proprio così, l’ondata di irriverenze contro Serravalle e Bellavite non è dissimile dalla persecuzione subita da onesti cittadini allorquando si palesò all’orizzonte l’mNRA. Non ti vaccini? Niente lavoro, niente vita sociale, niente sport, niente scuola, niente mezzi pubblici e pure la gogna (pubblica). E così, in un Paese che della carta per le raccolte firme solitamente fa un uso sanitario, questa volta gli strali hanno fatto centro, tanto da far decidere (pare all’insaputa della Premier) al Ministro di azzerare le nomine. Con un tragicomico comunicato stampa, il ministro Schillaci ha infatti annunciato che per le prossime selezioni terrà conto degli “Stakeholder” (termine d’uso nelle pratiche finanziare e commerciali che indica i “portatori d’interesse”). Ora, posto che questo spiega bene perché nessuno a questo punto si indigni se tutti gli altri nominati al Nitag abbiano contratti con le più disparate aziende farmaceutiche (il che inficia e non poco la propria libera capacità di analisi scevra da ogni conflitto in interesse) viene comunque da domandarsi chi più di noi cittadini, in quanto possibili destinatari di vaccini, possa dirsi stakeholder?
Posto che l’uso del termine no vax, coniato ad arte per semplificare e mettere all’indice una legittima posizione critica, andrebbe vietato in quanto intriso di ignoranza e violenza, in realtà la maggior parte dei cittadini che sono stati così identificati chiede una sola cosa. Anzi due.
Si chiede che l’informazione su questi prodotti sia completa, che sia fornita da professionisti senza conflitti di interesse con le aziende produttrici e che si guardi alle pubblicazioni scientifiche. Che non si sia obbligati a iniettare tutto il pacchetto dei vaccini a disposizione dei bebè al compimento dei 60 giorni ma che si possa discutere liberamente con il proprio pediatra quando, se, come e per che cosa vaccinare.
Una richiesta simile non è da no vax, ma da persona di buon senso che si aspetta di ricevere spiegazioni e suggerimenti dal proprio medico di fiducia su ogni terapia.
Secondo: che nessuno sia “preso per il collo”, ricattato e obbligato ad assumere farmaci o vaccini. Era prassi dei lager nazisti, ricordiamo anche questo, e proprio per evitare derive simili fu scritta la Costituzione: “Nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge. E la legge non può, in nessun caso, violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Art 32 Cost.
E da ultimo, l’uso della parola scienza. La scienza è un metodo, non un dogma. E il metodo scientifico si basa sul confronto. Creare un comitato di gente tutta schierata dalla stessa parte nega la scienza per definizione e diventa propaganda di stato. Quella tanto cara a tutti i governanti, da troppi anni a questa parte.