Editoriali - 15 luglio 2025, 09:52

Pagare le tasse: un dovere, ma non per tutti (e chi sono questi non è dato sapere). Di Carlo Manacorda*

Lavoratori dipendenti e pensionati hanno coperto con le loro dichiarazioni l'84% del totale dei redditi dichiarati, si tratta quindi di due categorie di contribuenti per lo più estranee a operazioni di recupero di tasse da parte dell’Agenzia delle Entrate. Chi è dunque che non paga le tasse? Fornire queste informazioni servirebbe a riaffermare con forza che pagare le tasse è un dovere di tutti e non soltanto del solito Pantalone

Pagare le tasse: un dovere, ma non per tutti (e chi sono questi non è dato sapere). Di Carlo Manacorda*

Un Ministro dell’Economia e delle Finanze di una quindicina di anni fa (Padoa Schioppa) affermò che: “Le tasse sono una cosa bellissima”. Solitamente, le tasse sono definite “un sacrificio economico”. Evidentemente, l’opinione comune è diversa. Ma non per questo si può pensare di non doverle pagare.

La Costituzione italiana stabilisce che pagare le tasse è un dovere per chi possiede un reddito tassabile (art. 53). Nella stessa norma, precisa che è attraverso le tasse che lo Stato si procura le entrate per mantenere i servizi pubblici: salute, sicurezza, istruzione, ambiente, ecc.

Nella realtà, le cose stanno un po’ diversamente.

Evasori totali

Al primo posto di coloro che ritengono di non dover pagare le tasse ci sono gli evasori totali. Sono i soggetti totalmente sconosciuti al Fisco.

La Guardia di Finanza ― nella nota del 19 giugno 2025, pubblicata in occasione del 251° Anniversario dalla fondazione del Corpo ― informa di aver individuato, nel 2024 e primi mesi del 2025, oltre 9.000 evasori totali. Il numero non è piccolo.

Il 26 giugno 2025, la Corte dei Conti ― nel c.d. “Giudizio di Parificazione del Bilancio dello Stato 2024”, cioè l’insieme degli esami e delle analisi che effettua per dire com’è stata la gestione dello Stato nell’anno precedente ― espone dati che fanno pensare ad ampie, potenziali categorie di evasori totali.

Sulla base di informazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate, elenca 21 importanti attività economiche (agricoltura, costruzioni, servizi di alloggio e ristorazione, attività finanziarie e assicurative, gestione dei rifiuti, attività immobiliari, artistiche, sportive e divertimento, personale domestico ecc.), che comprendono un totale di 9.087.534 contribuenti. Di questi, soltanto 129.086 sono stati controllati nel 2024, cioè l’1,4%. Con riferimento a questa situazione e ad altre simili, la Corte conclude: “Risulta, dunque, del tutto evidente come le probabilità di essere concretamente soggetti a controllo siano molto ridotte”. Questo fatto può indurre molti operatori di queste attività a nascondersi al Fisco non presentando alcuna dichiarazione dei redditi.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze stima che il cosiddetto tax gap ― cioè la differenza tra le entrate che lo Stato dovrebbe ottenere dalle tasse e quello che incassa in meno ― oscilli tra i 75 e gli 85 miliardi. In quest’area si annidano, certamente, molti evasori totali.

Per gli evasori totali, pagare le tasse non è dunque un dovere.

Recupero dell’evasione fiscale

L’Agenzia delle Entrate ha informato di aver recuperato, nel 2024, 26,3 miliardi dall’attività di lotta all’evasione fiscale, 1,6 miliardi in più rispetto al 2023. Il recupero sale a 33,4 miliardi sommando gli importi di tasse e contribuzioni riprese a favore di enti diversi dallo Stato. Il Governo ha dato grande risalto a questo fatto, facendolo apparire come una conseguenza delle sue leggi emanate in materia fiscale.

L’Agenzia delle Entrate non dettaglia se il recupero dell’evasione è avvenuto a carico di evasori totali o parziali. Precisa soltanto che, dei 26,3 miliardi recuperati, 3,5 derivano da attività straordinarie ― per lo più da “rottamazione di cartelle”, la facoltà concessa dal Governo di regolarizzare i propri debiti fiscali beneficiando di diversi vantaggi (eliminazione di interessi e sanzioni, pagamento a rate) ― e 22,8 miliardi da attività ordinarie di controllo, cioè una sollecitazione dell’Agenzia a pagare le tasse (atto o cartella inviata).

Nella “Presentazione dettagliata del recupero”, analizzando i 16 miliardi riscossi, l’Agenzia precisa che gli importi riguardano contribuenti con debiti superiori a 100 mila euro (9,1 miliardi), con debiti tra 50 e 100 mila euro (1,8 miliardi), con debiti tra i 5 mila e i 50 mila euro (3,8 miliardi), e con debiti inferiori a 5 mila euro (1,3 miliardi). Com’è dato di vedere, si tratta di evasori importanti, che siano totali o parziali. In ogni caso, soggetti che hanno ritenuto di non essere tenuti a pagare le tasse totalmente o parzialmente.

Una curiosità lecita

Il Ministero dell’economia e delle Finanze, con riferimento alle “Dichiarazioni dei redditi persone fisiche (Irpef) e dichiarazioni IVA per l’anno d’imposta 2023”, a fronte di un totale di redditi dichiarati di 1.027,7 miliardi di euro, informa che lavoratori dipendenti e pensionati hanno coperto, con le loro dichiarazioni, ben l’84% del detto totale. E aggiunge che il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è di 23.290 euro, quello dei pensionati di 21.260 euro. Parrebbe dunque che queste due categorie di contribuenti siano per lo più estranee a operazioni di recupero di tasse da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Se così è, può essere una curiosità lecita per il cittadino conoscere a quali categorie di contribuenti appartengono i debitori con i suddetti debiti imponenti verso il Fisco. Al di là di solennizzare l’ammontare del recupero di evasione fiscale avvenuto nel 2024 ― che nulla di più è di un’attività ordinaria che dovrebbe essere svolta costantemente ―, Agenzia delle Entrate e Governo potrebbero dare queste informazioni, anche per riaffermare con forza che pagare le tasse è un dovere di tutti e non soltanto del solito Pantalone.

Non dando queste informazioni, si conferma che la pluri-affermata trasparenza dell’azione amministrativa è soltanto uno slogan di giornata, e che uffici competenti e classe politica continuano a considerare il cittadino che osserva le norme un suddito da mantenere nell’ignoranza, ma da “spennare” quando occorra.

Carlo Manacorda * Economista ed esperto di bilanci pubblici

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