lineaitaliapiemonte.it | 11 luglio 2025, 09:57

In Italia ecomafia e corruzione ambientale sempre più diffuse, Legambiente «bisogna alzare la soglia di prevenzione»

In Piemonte nel 2024 sono stati registrati 1.659 reati ambientali, un +22% rispetto al 2023, con 1.638 persone denunciate e 231 sequestri. Cuneo e Torino le province con i valori assoluti più elevati

In Italia ecomafia e corruzione ambientale sempre più diffuse, Legambiente «bisogna alzare la soglia di prevenzione»

Nel 2024 superata la soglia dei 40mila reati contro l’ambiente, + 14,4%  con una media di 111,2 al giorno, 4,6 ogni ora. Aumentano il fatturato illegale (9,3 miliardi di euro)  e il clan coinvolti (11 in più rispetto a quelli censiti nel 2023) 88 le inchieste per tangenti “green” dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, +17,3% rispetto al 2023 Nella filiera del cemento si concentra un terzo di tutti i reati ambientali ma la crescita più significativa (+19,9%) è nel ciclo illegale dei rifiuti.  

ROMA - In Italia cresce senza sosta l’attacco delle ecomafie all’ambiente e la piaga della corruzione. Nel 2024 viene superato il muro dei 40mila reati ambientali, sono ben 40.590, +14,4% rispetto al 2023. Parliamo di una media di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora. Aumentano anche le persone denunciate, 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari delle ecomafie vale 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023) e cresce anche il numero dei clan coinvolti, 11 in più rispetto a quelli censiti nel precedente rapporto Ecomafia. Aumentano anche le inchieste sui fenomeni corruttivi negli appalti di carattere ambientale: 88 quelle censite da Legambiente dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, (+17,3% rispetto al 2023), 862 le persone denunciate, +72,4%. Si tratta di inchieste che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione, passando per la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese.  

È quanto emerge in sintesi dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” (Edizioni Ambiente), presentato oggi a Roma insieme ad un pacchetto di 12 proposte per contrastare le illegalità ambientali e rafforzare norme e controlli, a partire dal recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, dal potenziamento dei controlli ambientali e la definizione di un Piano nazionale contro l’abusivismo. L’edizione 2025 di Ecomafia è dedicata quest’anno al 30ennale della scomparsa del Capitano di Fregata Natale De Grazia, morto tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 mentre indagava sugli affondamenti sospetti nel Mediterraneo di navi con il loro carico di rifiuti. 

Focus Dati

Entrando nel dettaglio dei dati di Ecomafia elaborati dall’associazione ambientalista e forniti dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, nel 2024 in Italia il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Il maggior numero di reati si riscontra, a livello nazionale, nella filiera del cemento (dall’abusivismo edilizio alla cave illegali fino ai reati connessi agli appalti per opere pubbliche) con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023, pari al 33,6% del totale. Seguiti dai reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9%, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%). Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (dalla ricettazione ai reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere): sono 2.956, + 23,4% rispetto al 2023. Per quanto riguarda le filiere illecite nel settore agroalimentare, a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%) si registra un aumento del numero di reati e illeciti amministrativi (+2,9%), nonché degli arresti (+11,3%).  A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 69.949 (+9,4%), equivalenti a circa 191,6 illeciti al giorno, 7,9 ogni ora. Per quanto riguarda i clan, dal 1995 al 2024 salgano a 389 quelli censiti da Legambiente.  

Per quanto riguarda i delitti più gravi, previsti dal titolo VI-bis del Codice penale, nel 2024 al primo posto abbiamo l’inquinamento ambientale con 299 illeciti contestati, quelli complessivi sono stati 971, con un +61,3% rispetto al 2023 e 1.707 persone denunciate (+18,9%). Numeri che insieme all’aumento dei controlli su questa tipologia di reati (1.812 nel 2024, +28,7%) dimostrano l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il decennale. In particolare, da giugno 2015 a dicembre 2024 grazie a questa fondamentale riforma sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri.  

«Nella lotta alla criminalità ambientale – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia deve accelerare il passo e può farlo con l’approvazione di una riforma fondamentale molto attesa, ossia il recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente entro il 21 maggio 2026. In questa legislatura si parla tanto di semplificazioni, poco di contrappesi in grado di fermare i furbi o i criminali che fanno concorrenza sleale alle imprese serie. Non a caso abbiamo inserito la presentazione di questo Rapporto nella nostra nuova campagna nazionale per costruire dal basso un “Clean Industrial Deal made in Italy” che garantisca decarbonizzazione, competitività e lotta all’illegalità. Solo con il completamento di quella riforma di civiltà che abbiamo inaugurato nel 2015 con l’approvazione della legge sugli ecoreati si otterrà quel livello di sicurezza nazionale che invochiamo da più di 30 anni. Nessuna legge e nessun decreto ha fino ad oggi voluto raggiungere in modo concreto questo obiettivo».  

Classifica regionale

Tornando ai reati ambientali accertati nel 2024, la Campania svetta al primo posto con 6.104 illeciti penali, pari al 15% del totale nazionale, con un aumento delle persone denunciate (5.580), dei sequestri effettuati (1.431) e un totale di 50 arresti. La Puglia sorpassa la Sicilia e ritorna al secondo posto, con 4.146 reati, pari al 10,2% del totale nazionale, facendo registrare il maggior numero di arresti (69). Al terzo posto ritroviamo la Sicilia, con il 9,4% di illeciti penali. Stabile al quarto posto la Calabria che, tuttavia, incrementa il numero di reati (3.215) e più che raddoppia il dato sugli arresti (41). Quinto posto per il Lazio, con 2.654 reati, in crescita del 20,6% rispetto al 2023, che supera la Toscana, dove si registra comunque un aumento degli illeciti penali dell’11,6%. La Sardegna si conferma anche quest’anno al settimo posto, dopo il balzo in avanti registrato nel 2023, con 2.364 reati, pari al +13,9% sull’anno precedente. Al primo posto come regione del Nord la Lombardia (ottava nella classifica nazionale, con 2.324 reati ambientali nel 2024, pari al +17.7%), seguita dal Veneto, nono con 1.823 illeciti penali (+3,5%).  

Classifica provinciale

A livello provinciale Napoli con ben 2.313 reati, si conferma al primo posto, seguita da Bari, che sale dal terzo al secondo posto (1.526) e da Salerno (quinta nel 2023) con 1.321 illeciti penali. La provincia di Roma è stabile in quarta posizione (1.021) ed è terza nella classifica degli illeciti amministrativi, con 1.316 infrazioni. Rimonta per la provincia di Cosenza al quinto posto con 963 reati, salendo dall’ottava posizione, mentre scende dal podio e si ferma al sesto posto Avellino (906). Entrano tra le prime dieci province quella di Genova (ottava, con 723 reati) e Ancona (decima, con 704 illeciti penali). Salgono, infine, nella classifica delle prime venti province italiane Cagliari, Perugia, Crotone, Catanzaro e Brescia. 

 «I dati di Ecomafia e gli straordinari contributi di analisi elaborati da tutte le forze dell’ordine, dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’Ispra – commenta Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente – testimoniano, insieme alla forte pressione sulle regioni del Mezzogiorno, una distribuzione capillare dell’illegalità ambientale lungo tutto lo Stivale. A ciò bisogna aggiungere la crescente pervasività delle mafie e quella della corruzione negli appalti pubblici, che rappresentano sempre più una minaccia significativa non solo per l’economia, ma anche per il tessuto sociale e democratico del Paese, oltre a minare l’integrità e l’efficienza della spesa pubblica. Per contrastare gli ecocriminali e la loro vera e propria arroganza, servono interventi decisi: ai risultati positivi prodotti fino ad ora dalla legge 68 n. 2015 sugli ecoreati, bisogna far seguire nuovi strumenti per contrastare anche le agromafie, a cominciare dal mercato in crescita dei pesticidi illegali, e l’abusivismo edilizio, altra piaga del paese, rafforzando il sistema dei controlli ambientali, in modo omogeno su tutto il territorio nazionale».  

Classifica per inchieste su corruzione ambientale

Il 46,6% delle indagini ha riguardato le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa.  In testa alla classifica regionale, la Campania si trova al primo posto con 17 inchieste, seguita da Lombardia (16), Puglia (10), Sicilia, Lazio (8) e Calabria (6). A guidare la classifica per gli arresti eseguiti, ben 96, è la Puglia, mentre la Campania si colloca al secondo posto (77), seguita dalla Lombardia (61), dal Lazio (58) e dalla Calabria (41). Se osserviamo la classifica in base alle persone denunciate, il Lazio balza al comando (154), seguito dalla Campania (128) e dalla Puglia (96). Dal 2010, primo anno della rilevazione effettuata da Legambiente, si contano 1.560 inchieste su reati di corruzione ambientale, con 9.133 arresti, 12.374 persone denunciate e 2.532 sequestri.  

La situazione in Piemonte e Valle d'Aosta

Nel 2024, in Piemonte sono stati registrati 1.659 reati ambientali (+22,07% rispetto al 2023), con 1.638 persone denunciate (+29,79%), nessun arresto (in confronto ai 20 dell’anno precedente) e 231 sequestri (-2,12%). Le province con i valori assoluti più elevati risultano essere Cuneo, con 356 reati (+61,08% rispetto all’anno precedente), Torino con 332 (+14,88%) e Alessandria con 159 (39,47%). In particolare, Torino concentra quasi la metà dei sequestri regionali (107 su 231), seguita da Alessandria e Cuneo. Nelle altre province i numeri si mantengono più contenuti: il Verbano-Cusio-Ossola ha registrato 101 reati, Novara 97, Asti 82, Vercelli 62 e Biella 52. Il dato regionale evidenzia un incremento significativo rispetto al 2023, anno in cui, ad esempio, nel solo ciclo dei rifiuti erano stati rilevati 466 reati. La crescita nel numero complessivo di illeciti, insieme all’aumento dei sequestri, suggerisce una maggiore estensione del fenomeno ambientale e un’attività di contrasto più intensa da parte delle autorità preposte. Tuttavia, l’assenza di arresti nel 2024, a fronte dell’elevato numero di denunce e sequestri, indica una limitata incidenza dell’azione penale nei confronti delle responsabilità più gravi.  

In Valle d’Aosta, nel 2024 sono stati registrati 193 reati ambientali (+164,38% rispetto all’anno precedente), con 177 persone denunciate (+156,52%), nessun arresto e 4 sequestri (+33,33%). L’intero dato regionale è riferito alla provincia di Aosta. Sebbene i numeri siano inferiori rispetto al contesto piemontese, la presenza di reati ambientali anche in un territorio a bassa densità abitativa e a elevato valore naturalistico conferma la diffusione capillare del fenomeno. Nel complesso, i dati del 2024 indicano una crescita esponenziale del fenomeno dell’illegalità ambientale rispetto all’anno precedente, con differenze territoriali significative e un’azione repressiva che appare più efficace sul piano delle misure cautelari, ma ancora limitata nella capacità di attivare procedimenti penali conclusi con provvedimenti restrittivi della libertà personale.