lineaitaliapiemonte.it | 25 giugno 2025, 12:32

Intelligenza artificiale, il 22% delle imprese piemontesi la usa per migliorare processi e prodotti. Ma gli addetti sono difficili da trovare

Lo dice uno studio di Confartigianato. Dino De Santis: «l'intelligenza artificiale non sostituisce l’uomo, lo potenzia e la sfida è saperla governare»

Intelligenza artificiale, il 22% delle imprese piemontesi la usa per migliorare processi e prodotti. Ma gli addetti sono difficili da trovare

Le imprese piemontesi hanno previsto l’entrata di oltre 48 mila lavoratori con elevate competenze digitali avanzate pari al 13,0% del totale delle entrate annuali.

TORINO - Il 22,7% delle imprese piemontesi con addetti utilizza l’intelligenza artificiale per ottimizzare i processi aziendali, realizzare prodotti migliori e offrire servizi più adeguati, quindi per sicurezza informatica, relazioni con clienti e fornitori, videosorveglianza, elaborazione immagini, gestione robot, analisi dati e sistemi previsionali, automazione di processo e trattamento linguaggio macchina.

È questo ciò che emerge dallo studio “I pionieri dell’IA” realizzato dell’Ufficio Studi di Confartigianato che ha analizzato i dati di UnionCamere, Ministero del Lavoro, Sistema Excelsior e Istat.

Tutti i numeri dello studio

Delle 11.724 realtà che sfruttano questa nuova tecnologia, 2.663 sono artigiane con dipendenti. A livello territoriale, a Torino 6.301 imprese utilizzano l’intelligenza artificiale, di cui 1.274 sono artigiane (20,2%).

Lo studio evidenzia inoltre che le applicazioni più diffuse nelle MPI artigiane riguardano la gestione economico-finanziaria (46%), il marketing e l’e-commerce (34,8%) seguite a distanza da gestione dei clienti con il 18,8%, gestione dei servizi e della produzione con il 18,5% e la sicurezza informatica (18,3%).

I settori maggiormente interessati sono le attività di servizi, le costruzioni, il manifatturiero, il trasporto e magazzinaggio. A seguire i servizi alle imprese, la gestione di rifiuti e acqua, alloggio e ristorazione, informazione e comunicazione.

«Questi dati dimostrano come il tessuto imprenditoriale torinese e piemontese non sia solo reattivo, ma anche coraggioso nell’innovare – afferma Dino De Santis presidente di Confartigianato Imprese Torino – un segnale che parla di futuro, innovazione e capacità di adattamento del nostro saper fare, La cosiddetta “intelligenza artigiana” si rivela un fattore strategico per affrontare la transizione digitale, senza perdere l’anima del nostro lavoro: creatività, manualità e legame con il territorio. Il nostro compito è quello di accompagnare le imprese affinché non restino indietro, ma bisogna aver ben chiaro che l’IA non sostituisce l’uomo, lo potenzia: la sfida è saperla governare».

Chi investe e chi ancora non si fida

L’analisi dimostra anche come rimanga alta la quota di imprese che dichiara di non sapere come introdurre l’IA nei propri processi: ben il 69,5%. Ma emerge anche che che le imprese piemontesi hanno previsto l’entrata di oltre 48 mila lavoratori con elevate competenze digitali avanzate pari al 13,0% del totale delle entrate annuali. Di questi, oltre 27 mila addetti sono difficili da trovare, con una percentuale equivalente del 56,5%.

Sette imprese su dieci non sanno come introdurre soluzioni di IA nei processi produttivi o di servizio mentre il 15,6% pensa che il proprio business aziendale non possa beneficiare dell’uso delle tecnologie legate all’IA.

«I dati ci dicono che si deve agire su diversi fronti – conclude De Santis– il primo è sicuramente la formazione attraverso un maggior impegno in fase di orientamento e dei rapporti con le istituzioni formative per arrivare ad avere figure e competenze adeguate alle necessità delle imprese. Emerge inoltre, la necessità di aumentare le conoscenze delle imprese sulle applicazioni dell’IA con investimenti mirati».

Uno sguardo all'Italia

A livello nazionale due terzi (66%) degli imprenditori e lavoratori autonomi italiani hanno un’opinione positiva sull’utilizzo di intelligenza artificiale (IA) e robot nei luoghi di lavoro.

In Italia nel 2024 181.652 imprese hanno adottato tecnologie legate all’IA, pari all’11,4% delle imprese con dipendenti, con una maggiore diffusione nei Servizi (12,6%) rispetto al Manifatturiero (8,8%) e alle Costruzioni (7,7%).

Le regioni leader per pionieri dell’IA sono Lombardia con 32.080 imprese (17,7% del totale), Lazio con 17.669 imprese, Campania con 17.221 imprese, Veneto con 15.507 imprese ed Emilia-Romagna con 13.649 imprese. Sono 177.887 le Micro e Piccole Imprese (MPI), utilizzatrici di IA mentre 34.997 sono le imprese artigiane. Le imprese artigiane pioniere dell’IA sono il 19,3% delle imprese utilizzatrici di IA, con una maggiore incidenza nelle Marche con 27,5%, Veneto con 24,0%, Sardegna con 23,4%, Provincia Autonoma di Bolzano con 23,3% ed Emilia-Romagna e Toscana, entrambe con 23,1%.

Gli ambiti più richiesti

Il 13,1% delle imprese ha già assunto o intende assumere personale per la gestione delle tecnologie IA. Le imprese prevedono l’entrata di 686 mila lavoratori con elevata richiesta di competenze digitali avanzate, che includono l’intelligenza artificiale, oltre a cloud computing, Industrial Internet of Things (IIoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain, pari al 12,4% del totale delle entrate.

La carenza di competenze digitali avanzate rappresenta un ulteriore vincolo alla diffusione dell’IA: il 53,5% dei profili richiesti è di difficile reperimento, in particolare in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Toscana