Editoriali - 06 maggio 2025, 08:03

Lavoratori dipendenti e pensionati pagano l’84% dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF). Di Carlo Manacorda*

Alla fine, le tasse le pagano sempre i soliti: sono i pensionati e i lavoratori dipendenti a pagare ben l'84% dell'Irpef. Alle quali categorie sociali, evidentemente, appartengono i vari yacht e auto di grossa cilindrata disseminati per la penisola. Mentre la politica fa finta di non accorgersene

Lavoratori dipendenti e pensionati pagano l’84% dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF). Di Carlo Manacorda*

L’art. 53 della Costituzione stabilisce: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. In concreto, tutti coloro che hanno un reddito tassabile devono contribuire al funzionamento dei servizi pubblici pagando le tasse.

Parrebbe che nessuno possa sfuggire a questa norma così secca. Ma la realtà è diversa.

Intanto ci sono gli evasori totali, coloro cioè che le tasse proprio non le pagano. La Guardia di Finanza li stima in circa 9 mila. Sono, prevalentemente, società, consorzi, ecc. Una parte minore è costituita da altre categorie di soggetti: artigiani, commercianti, liberi professionisti.

Tra i soggetti che le tasse le pagano, i “Pantaloni” sono sempre i medesimi. Lo conferma una fonte che non può essere messa in discussione.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze presenta, ogni anno, le cosiddette “Statistiche fiscali”. In questi documenti, analizza le situazioni che riguardano le varie tasse che si pagano nel nostro Paese.

Il 16 aprile, ha presentato le Statistiche riguardanti l’IRPEF e l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) relative ai redditi del 2023, sulla base delle dichiarazioni presentate nel 2024.

Il reddito totale dichiarato ai fini del pagamento dell’IRPEF è stato di circa 1.028 miliardi di euro. Di questo, l’84% circa (863 miliardi) riguarda redditi da lavoro dipendente e da pensione. Ciò significa che imprenditori e lavoratori autonomi hanno dichiarato, complessivamente, soltanto 165 miliardi circa.

Prendendo atto di questi importi ― e facendo un po’ d’ironia ―, è del tutto evidente che barche e yacht di cui sono pieni i porti turistici nazionali e stranieri, nonché automobili di grossa cilindrata, appartengono, prevalentemente, a lavoratori dipendenti e pensionati.

Infatti, il Ministero informa che il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, pari a 70.360 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori (titolari di ditte individuali) è di 29.250 euro. Ma è stato così da sempre. Lavoratori dipendenti e pensionati ― il cui reddito medio è indicato dalla Statistica in 23.290 euro per i lavoratori dipendenti e in 21.260 per i pensionati ― non possono sottrarsi al pagamento delle tasse poiché queste sono trattenute al momento del pagamento della retribuzione o della pensione. Né a loro sono concessi i benefici ora riconosciuti a lavoratori autonomi e imprenditori, cioè il ricorso alla flat tax, “tassa piatta”, vale a dire l’applicazione sul reddito di un’aliquota fissa del 15% ― dal 2025 sui redditi fino a 85 mila euro ― anziché 3 aliquote (23, 35 e 43%) a seconda dell’ammontare del reddito.

Tra l’altro, i dati contenuti nella Statistica del Ministero sembrano avvalorare, nel sistema vigente per lavoratori autonomi e imprenditori, situazioni non solo di ingiustizia sociale, ma anche di riduzione di entrate per i bilanci pubblici. Non a caso il Fondo Monetario Internazionale ha invitato l’Italia ad un ripensamento sulla flat tax proprio per gli effetti negativi che determina sui ricavi dei bilanci delle amministrazioni pubbliche, soggetti che devono (dovrebbero) assicurare i servizi pubblici.

L’imposta netta totale dichiarata ammonta a 189,9 miliardi di euro e viene dichiarata da oltre 33,5 milioni di contribuenti. Di questi, però, 11,8 milioni non hanno versato alcun importo trattandosi di contribuenti con redditi esenti, ovvero la cui imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni o perché compensata in altre maniere. Restano quindi circa 22 milioni di soggetti che hanno messo mano al portafoglio. Si tratta di vedere chi ha versato gli importi maggiori.

La Statistica ministeriale precisa ― come detto ― che i redditi da lavoro dipendente e da pensione rappresentano circa l’84% del reddito complessivo dichiarato. Se l’imposta netta totale dichiarata è di 189,9 miliardi di euro, si può dedurre che lavoratori dipendenti e pensionati ne abbiano pagato circa 160 miliardi. Il 64% è dichiarato da soggetti con redditi superiori a 35 mila euro. Di questa percentuale, il 30% è dichiarato da possessori di reddito tra i 35mila e i 70 mila euro. E’ intuibile che si tratti, per lo più, di lavoratori dipendenti e pensionati, quelli cioè che comunemente sono definiti “ceto medio”. La differenza (7,1%) è pagata da coloro che hanno un reddito complessivo maggiore di 300mila euro.

Leggendo questi dati, se ne traggono alcune amare conclusioni. Gli evasori totali non pagano tasse. Quindi, non contribuiscono al funzionamento dei servizi pubblici. Di essi, peraltro, si avvalgono, magari in misura ridotta poiché la loro identità induce a pensare che possano ricorrere a servizi a pagamento, anche per il mancato esborso per tasse.

Il 16% dei contribuentiprofessionisti e ditte individuali ― certamente si avvalgono di servizi pubblici, ma contribuiscono al loro funzionamento in misura minore sia per la percentuale dei dichiaranti, sia per l’ammontare dei redditi dichiarati e sia ancora per i benefici di tassazione (flat tax).

I “Pantaloni” ― lavoratori dipendenti e pensionati (come detto, 84% dei contribuenti) ― pagano i servizi pubblici un po’ per tutti, magari restando i più penalizzati se questi servizi non funzionano. Un esempio tra tanti: le carenze nei servizi sanitari pubblici tra liste d’attesa, ticket in costante aumento e tagli nei farmaci mutuabili che costringono molti a rinunciare alle cure. Spesso tuttavia la politica, se si parla di queste situazioni, fa finta di non sentire e, nella perenne ricerca del consenso dei cittadini, preferisce parlare di flat tax.

Carlo Manacorda * Economista ed esperto di bilanci pubblici

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