lineaitaliapiemonte.it - 16 gennaio 2024, 16:00

Consiglio regionale aperto su crisi e futuro del Piemonte, Airaudo: “E' una regione in declino che non sa attrarre nuovi imprenditori”

Il segretario della Cgil Piemonte Airaudo intervenuto al Consiglio aperto: “Se vogliamo portare un produttore cinese per il mercato dell’auto elettrica in Europa bisogna cambiare le condizioni di ingaggio di questa regione, occorre che sia vantaggioso, contare di più a Roma e far pesare il Piemonte che invece conta poco, in modo non sufficiente”

Consiglio regionale aperto su crisi e futuro del Piemonte, Airaudo: “E' una regione in declino che non sa attrarre nuovi imprenditori”

Oggi il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, è intervenuto al Consiglio Regionale aperto, convocato su crisi e futuro del Piemonte.

Per il segretario generale “questo consiglio regionale aperto sul futuro e la crisi del Piemonte è un'occasione mancata. Peccato che non ci fosse il Presidente della Regione, che sappiamo attento al territorio, perché mi sembra che la classe dirigente di questa regione non voglia prendere atto della realtà: questa è una regione che è in declino, in modo particolare nell’area metropolitana di Torino. È da vent'anni che registra l'allontanamento della storica azienda piemontese e torinese, non è in grado di convincere il nuovo proprietario a controllo francese a investire di più sul nostro territorio e non è in grado di attrarre nuovi imprenditori”.

Airaudo ha ribadito che “è il momento di avere un nuovo produttore di automobili nella nostra Regione, non possiamo rinunciare alla trasformazione dell'industria e alla nostra capacità produttiva. Se vogliamo portare un produttore cinese per il mercato dell’auto elettrica in Europa bisogna cambiare le condizioni di ingaggio di questa regione, occorre che sia vantaggioso e allora bisogna discutere con l'Europa, immaginare gli strumenti, contare di più a Roma e far pesare il Piemonte che invece conta poco, in modo non sufficiente”.

“Noi - ha continuato Airaudo - siamo sostanzialmente il Sud del Nord che ha bisogno di uno strumento specifico che dialoghi con il governo nazionale, si attivi sui fondi strutturali, faccia il censimento e concentri le risorse disponibili. Basta con la nobilità decaduta del Piemonte o dell'area torinese, riconosciamo la malattia ed affrontiamola. Abbiamo bisogno di risposte, di una risposta nazionale che arriva solo se il Piemonte si muove, servono strumenti straordinari ed eccezionali”.

“In questa sede abbiamo molti rappresentanti pubblici politici, uomini e donne, che si impegnano per un interesse comune e collettivo, ma tutti noi siamo seduti sul fatto che molti amministratori sono eletti da 1/3 dei cittadini della nostra regione, se togliete l'astensione e la non partecipazione al voto. Questo è un problema non irrilevante per la salute di una democrazia e passa anche attraverso la capacità di dare risposte ai bisogni e alle domande dei cittadini”, ha infine sottolineato il segretario generale della Cgil Piemonte. “Alla nostra gente non possiamo dire che il futuro è nella cassa integrazione, negli ammortizzatori sociali e nell'assistenza. Nel rispetto che noi dobbiamo a voi – e che io ho – penso che si debbano rispettare le persone che noi rappresentiamo.

Redazione

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