Messaggi in bottiglia - 06 aprile 2023, 12:46

La guerra, convinti ma non convintissimi

Nella guerra russo-ucraina più di un aspetto non convince. Resta che molto presto, forse addirittura nell'immediato, ci saranno drastici cambiamenti negli equilibri e soprattutto nelle dinamiche econonomico-finanziarie mondiali, in cui gli USA dovranno forzatamente cedere un grosso pezzo della loro leadership. Sarebbe comunque accaduto ma Biden ha il demerito di aver accelerato il processo per alimentare un suo (suo o di chi lo guida) conflitto personale, dal quale sta uscendo sconfitto, ed è ora obbligato a consolidare a doppio filo la leadership americana sul mondo occidentale in modo da compensare o minimizzare le perdite. Sulla pelle di chi? Decidetelo voi

La guerra, convinti ma non convintissimi

Ormai sembra chiaro: questa guerra appare sempre più come una resa dei conti tra gli USA del gruppo Biden, e la Russia, con la Cina che sta alla finestra pronta ad approfittarne sicuramente in chiave antiamericana.

È, tuttavia, una resa dei conti strana, perchè a combattersi non sono i due eserciti faccia a faccia sui rispettivi territori, ma tutto avviene per interposta persona: Biden che "utilizza" gli ucraini, e Putin che paga i mercenari ceceni.

Anche le armi utilizzate, a parte pochi missili di ultima generazione, sembrano essere fondi di magazzino, e comunque, pare un conflitto fatto con strumenti convenzionali, e questo stona parecchio con la mostruosa evoluzione tecnologica che ha coinvolto gli apparati bellici delle grandi potenze.

Insomma, più di qualcosa puzza.

Eppure è sicuramente un conflitto capitale, almeno a livello economico, in cui Biden ha messo addirittura, stoltamente, in gioco il bene più prezioso di tutta l'economia americana: il ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale.

La supremazia del dollaro negli interscambi internazionali e nelle riserve valutarie dei singoli Stati, ha permesso agli Usa di collocare all'estero una parte importante del suo enorme debito pubblico, alimentandone la domanda, e di fatto, facendo scontare agli altri paesi quasi tutta la propria dinamica inflattiva.

Ora, molti Paesi, segnatamente quelli che ruotano attorno ai Brics, si sono stancati di questa sudditanza, e la sensazione che la guerra possa essere il giusto pretesto per romperla, appare perfino logica.

Se il ruolo dominante del dollaro venisse meno, o anche solo se si dimezzasse, sarebbe un tracollo epocale per tutta l'economia americana, e coinvolgerebbe inevitabilmente i paesi ad essa più concatenati, sopratutto quelli europei.

È un'ipotesi realistica?

Non nell'immediato, ma è certo che una consistente parte del mondo stia lavorando da tempo ad una alternativa.

La decisione dei Brics di usare lo Juan cinese come valuta di interscambio e riserva, appare in questa fase più come una provocazione, e comunque, sarebbe temporanea e propedeutica all'introduzione di una nuova valuta commerciale comune, e quella sì che sarebbe una grande minaccia per il dollaro e gli Stati Uniti.

Per ora la scelta dello Juan era obbligata perché è la sola valuta stabile tra i Brics, e comunque qualche, neppure tanto timido, effetto lo provocherà.

Siamo alla soglia di una nuova cortina di ferro, con la Cina a dominare la parte antagonista del mondo?

Mi pare improbabile: Cina ed India in particolare, ma anche gli altri Brics, sono cresciute a dismisura, ma hanno ancora bisogno dei mercati occidentali per scaricare la loro enorme produttività.

Però hanno il mercato domestico più grande del mondo, e anche se il tenore economico non è ancora a livelli occidentali, è comunque in vertiginosa crescita.

Un fattore non da poco nel gioco delle parti.

In pratica il mondo orientale oggi può fare a meno dell'occidente, sia pur con danni non da poco, mentre le aziende occidentali senza i mercati dell'est muoiono.

Una nuova Cortina di ferro USA UE/ Brics però, non converrebbe a nessuno, nemmeno alla Russia che fornisce le materie prime necessarie a sostenere la produttività indocinese, ma è certo che molto presto, forse addirittura nell'immediato, ci saranno drastici cambiamenti negli equilibri e soprattutto nelle dinamiche econonomico-finanziarie mondiali, in cui gli USA dovranno forzatamente cedere un grosso pezzo della loro leadership.

Presto o tardi sarebbe comunque accaduto, ma Biden ha il demerito di aver accelerato il processo per alimentare un suo (suo o di chi lo guida) conflitto personale, dal quale sta uscendo sconfitto, obbligandolo a consolidare a doppio filo la leadership americana sul mondo occidentale in modo da compensare o minimizzare le perdite.

Sulla pelle di chi? Decidetelo voi.

La Russia è stata spinta tra le braccia di Xi, e questo è stato un errore che pagheremo tutti (anche gli americani) carissimo, ma a mio avviso sbaglia chi pensa che ne sarà fagocitata.

In questa contrapposizione, infatti, la Cina ha un grosso deficit sul piano della potenza militare e degli armamenti, per cui se davvero c'é da parte cinese la volontà di sovvertire gli equilibri economici (e geopolitici) mondiali, Xi ha bisogno della Russia, che oltre tutto è un serbatoio inesauribile di materie prime proprio alle porta di casa.

Credo pertanto, che almeno nel medio termine, i rapporti tra Cina, India, e Russia, saranno paritetici, per ragioni puramente pratiche, ma lo saranno anche con Turchia, Brasile, e Argentina, questo per motivi geopolitici.

A ben pensarci lo scenario di un fronte orientale plurale ed unito è per noi europei perfino peggiore di una Cina unica egemone.

Il fronte orientale, e la Russia in particolare, ha un vantaggio enorme, perchè ha una popolazione in massima parte abituata a tenori di vita modesti, e ha risorse importanti, per cui rappresenta un mercato sconfinato in grado di assorbire facilmente l'eventuale sovrapproduzione derivante da una crisi temporanea (ma anche permanente) dei rapporti con l'occidente in caso (secondo me remoto) del muro contro muro.

Difficile perfino pensare che i regimi dittatoriali che vi si sono instaurati possano esserne rivoluzionati, perchè un piccolo ma sensibile aumento delle condizioni economiche della popolazione, basta a conquistare consenso.

Lo abbiamo visto in Cina, dove malgrado la stretta del regime sia stringente e stia entrando sempre più anche nella sfera privata, il consenso di più del 90% della popolazione lo rende ampiamente legittimato, proprio perchè i cinesi hanno registrato un miglioramento sensibile del loro tenore di vita, ne danno merito alla leadership, e sono disposti a seguire il partito sacrificando la loro libertà al benessere economico.

Chi non è stato in Cina e si fida dei giornali occidentali non lo può sapere, ma Xi difficilmente verrà scalzato, esattamente come Putin (a dispetto della guerra), e probabilmente (ma sono meno sicuro perchè non conosco l'India) Modì.

Questo nuovo scenario con l'indebolimento del ruolo del dollaro (già in atto), di fatto, toglierà all'occidente ogni possibilità di imporre sanzioni, o meglio, potranno imporle ma non avanno efficacia sui sanzionati mentre si ritorceranno sui sanzionatori.

L'alternativa a tutto questo è una guerra vera e totale che porterebbe alla distruzione di larga parte del pianeta, Stati Unito compresi, perché deve essere chiaro che questa volta, un simile conflitto non risparmierebbe il territorio americano.

Marco Corrini, analista di marketing

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