Cronaca - 06 marzo 2023, 10:27

Emergenza terremoto in Turchia. L’ospedale della Regione Piemonte ad Antiochia ha già prestato cure a 3 mila persone

Sanitari e volontari piemontesi in Turchia nel presidio piemontese Emergency medical team. Il presidente della Regione Cirio e l’assessore alla Sanita’ Icardi: «Abbiamo avuto una media di 200 accessi giornalieri al Pronto soccorso, la notte scorsa il ventitreesimo parto»

Il personale sanitario e i volontari del presidio ospedaliero piemontese ad Antiochia Emergency medica team

Il personale sanitario e i volontari del presidio ospedaliero piemontese ad Antiochia Emergency medica team

E’ nato un bambino la notte scorsa, il ventitreesimo, all’ospedale da campo Emergency medical team che la Regione Piemonte insieme con i volontari della protezione civile ha impiantato ad Antiochia, al centro delle regioni devastate dal terremoto in Turchia e Siria. Un presidio prezioso, unico nell’area. E niente più di una nascita poteva suggellare la consegna della struttura alla Turchia, dopo due settimane di lavoro dei sanitari piemontesi. Nel week end il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, hanno siglato con le autorità turche l’intesa per la cessione dell’ospedale da campo Emt2 della Regione Piemonte che l’Italia ha donato alla Turchia.

La delegazione istituzionale della Regione era accompagnata dal coordinatore della missione Mario Raviolo e da Giuseppe Guerra, direttore generale dell’Asl Cn1 presso la quale è formalmente “incardinato” l’Emt2. Con loro hanno viaggiato 60 sanitari e 9 addetti alla logistica che sono andati a dare il cambio ai loro colleghi operativi nell’ospedale da campo, a loro volta rientrati in Piemonte domenica mattina.

I sanitari piemontesi ad Antiochia. Un motivo di orgoglio per la Regione

 “Il Piemonte non può che essere orgoglioso dello straordinario lavoro dei suoi sanitari e volontari della Protezione civile – ha affermato il presidente Cirio, al rientro dalla missione ad Antiochia - Nella cerimonia di consegna dell’ospedale alla Turchia, l’ambasciatore e i rappresentanti del governo turchi, così come il capo Dipartimento della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio hanno avuto espressioni di estrema gratitudine e stima per il team piemontese”.

Nel corso del passaggio di consegne molti cittadini sono venuti personalmente ad abbracciare i sanitari che li hanno curati. “Sono stati momenti di grande commozione – aggiunge Cirio - In queste prime settimane, l’ospedale da campo ha prestato assistenza a più di tremila persone, con una media di 200 accessi giornalieri al Pronto soccorso, alla pari di un DEA di secondo livello, come Cuneo o Alessandria. Un risultato straordinario, ottenuto in condizioni di massima emergenza. Adesso, il nostro personale è impegnato nell’attività di integrazione dei sanitari turchi che prenderanno in carico l’ospedale. Contiamo di rimanere in Turchia ancora un paio di settimane, ma se sarà necessario non avremmo difficoltà a reintegrare nuovamente l’organico».

La nascita di un bimbo, promessa di vita e segno di speranza

«La nascita del ventitreesimo bambino, la scorsa notte, poco dopo la nostra partenza, nel nostro ospedale da campo, è un segnale di luce e speranza in una terra duramente colpita dal terremoto. Insieme a quello degli americani il nostro è l’unico ospedale attivo nella zona di Antiochia. I volontari della protezione civile, i medici e gli infermieri del Piemonte sono stati i primi ad arrivare in Turchia e questo deve inorgoglire tutti i piemontesi», spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che durante la visita all’ospedale ha incontrato, oltre al personale sanitario e i volontari della protezione civile, anche i pazienti in cura e i rappresentanti delle istituzioni locali, esprimendo la vicinanza di tutta la Giunta regionale e dell’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi.

«Il Piemonte – prosegue Cirio - ha buona memoria: quando ha avuto bisogno, e penso all’alluvione del 1994, e ai mesi più duri della pandemia Covid, siamo stati aiutati e quindi facciamo la nostra parte. Ma avremmo comunque aiutato la popolazione turca e lo faremmo con chiunque in difficoltà, in qualsiasi posto del mondo, perché la forza di una comunità sta nella sua capacità di essere solidale».

 

 

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