lineaitaliapiemonte.it - 03 giugno 2022, 11:00

Violenza con machete in strada ad Aurora, Siap Torino: “Fallimento della politica non della società”

Il segretario generale Siap Torino, Pietro Di Lorenzo, puntualizza le dichiarazioni del mondo politico dopo la rissa in zona Aurora tra nordafricani di cui uno armato di machete: “Ci chiediamo chi dovrebbe, se non la politica, occuparsene e risolvere i problemi. Invece, ancora una volta, si trasforma il tutto in un problema di ordine pubblico e si vuole impiegare la Polizia in modello di controllo del territorio. I presidi fissi non possono incidere sulle radici del male, tutte le esperienze hanno già dimostrato che a poche decine di metri tutto continuerà come prima”

Violenza con machete in strada ad Aurora, Siap Torino: “Fallimento della politica non della società”

“Tutto il mondo ha visto l’inseguimento tra giovani con il machete nel quartiere Aurora, quanto accaduto in pieno pomeriggio è l’ennesimo simbolo del fallimento della politica e non della società, come letto in dichiarazioni sconcertanti che lasciano intendere una distanza siderale da realtà gravissime e forse irrecuperabili”. Non ci sta Pietro Di Lorenzo, segretario provinciale Siap Torino , sindacato di Polizia, a ridurre quanto accaduto l'altro giorno in zona Aurora ad una questione di ordine pubblico. Anzi, derubricare il fatto a semplice notizia di cronaca, su cui intervenire con l'ennesimo presidio delle forze dell'ordine, è quanto di più sbagliato si può fare.

“La società è formata dagli individui ed è la politica che dovrebbe governarne la pacifica e dignitosa convivenza. Ribaltarne le responsabilità è quanto meno curioso. I problemi attuali di alcuni quartieri, a Torino come in tutte le città italiane, derivano dall’assenza di certezza della pena e dalla incapacità di combattere l’immigrazione clandestina di massa. Aspetti che si amplificano nelle zone più popolari già piagate da disoccupazione e povertà”, sottolinea a voler significare che il problema sta nel manico e che quell'episodio è figlio di tutto un sistema.

E aggiunge: “Ci chiediamo chi dovrebbe, se non la politica, occuparsene e risolverli. Invece, ancora una volta, si trasforma il tutto in un problema di ordine pubblico e si vuole impiegare la Polizia in modello di controllo del territorio che è lontano anni luce dalla propria mission. I presidi fissi non possono incidere sulle radici del male, tutte le esperienze hanno già dimostrato che a poche decine di metri tutto continuerà come prima, soprattutto nello spaccio di droga. E’ una misura che serve alla politica per poter dire di aver fatto qualcosa mentre noi continueremo a svuotare il mare con il secchiello”.

Il chè non significa che le forze dell'ordine non siano in prima linea nella difesa della legalità e, con le risorse disponibili, saranno presenti. Ma la politica cosa saprà rispondere? Invece di scaricare la responsabilità genericamente sulla società, come intende assicurare certezza della pena, sgombero delle realtà occupate ed allontanamento dei tanti, troppi, delinquenti che non hanno titolo a stare in Italia? Sono le domande che pone Di Lorenzo a cui solo la politica può rispondere. Sempre che intenda farlo.

Patrizia Corgnati

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