Si chiama shrinkflation. E’ il restringimento delle confezioni, l’ultima trovata per scaricare l’aumento dei costi prodotti dalla guerra in Ucraina sugli anelli più deboli della filiera: i consumatori e i produttori. La Coldiretti è allarmata. E appoggia la decisione dell’antitrust di accendere un faro su questa particolare tecnica di marketing attraverso cui le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni senza ridurne prezzi.
Pratiche sleali sui prodotti alimentari
Con la guerra si moltiplicano speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali, alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione
Per ogni euro di spesa solo 15 centesimi agli agricoltori
“La situazione è inaccettabile - spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale - Secondo un’analisi Coldiretti sulla base di dati Ismea per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori e, se si considerano i soli prodotti lavorati, la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi”.
Non mancano nemmeno tentativi di importare dall’estero prodotti ottenuti secondo criteri di sicurezza al di sotto degli standard nazionali. Proseguono in Coldiretti: “Per garantirsi prodotti freschi e di qualità e non cadere negli inganni, ma anche per sostenere il sistema produttivo territoriale, consigliamo di acquistare prodotti locali a km zero, o direttamente dagli agricoltori o sui mercati di Campagna Amica. Una rete diffusa capillarmente in tutta la nostra Regione”.