Editoriali | 29 novembre 2021, 12:45

“Meglio che l'informazione segua modalità meno democratiche”, parola di Mario Monti. E intorno, silenzio

L'inquietante dichiarazione dell'ex premier Monti alla trasmissione In Onda su La 7 a proposito dell'informazione: “Nel caso della pandemia, quando la guerra non è contro un altro Stato ma contro un morbo, io credo che bisogna trovare delle modalità meno democratiche”. Chi dovrebbe decidere tali modalità? “Il governo, ispirato, nutrito, istruito dalle autorità sanitarie”. Una frase dal sen fuggita o detta per vedere l'effetto che fa? Intanto il cane da guardia del potere sta zitto

“Meglio che l'informazione segua modalità meno democratiche”, parola di Mario Monti. E intorno, silenzio

Siccome ogni settimana ha la sua pena, oggi si inizia già dal lunedì con le dichiarazioni, che fanno scorrere un brivido lungo la schiena a chi ancora conserva un filo di speranza nel futuro e nell'umanità in generale, dell'ex premier e senatore a vita Mario Monti, colui che a suo tempo era stato chiamato per salvare l'Italia dal baratro.

L' arzillo signore, che con tutto il rispetto per la categoria, non è un pensionato che parla al coscritto alla bocciofila di quartiere, si è lasciato andare, durante la trasmissione In Onda su La 7, condotta da Concita De Gregorio e David Parenzo, a spiegare come dovrebbe essere l'informazione in questo che è un tempo di guerra: “Comunicazione di guerra significa che c'è un dosaggio dell'informazione che nel caso di guerre tradizionali è odioso ma nel caso della pandemia, quando la guerra non è contro un altro Stato ma contro un morbo, io credo che bisogna trovare delle modalità meno democratiche secondo per secondo”. Voce dal sen fuggita? Sarebbe già inquietante ma il Nostro, stimolato da Parenzo, non s'acquieta : “In una situazione di guerra, quando l'interesse di ciascuno coincide con l'interesse pubblico, pena il disastro del Paese, si accettano limitazioni alla libertà. Ci siamo abituati a dire qualsiasi verità o qualsiasi sciocchezza su qualsiasi media come un diritto inalienabile..”. Interrompe Parenzo, annuendo convinto: “Qui non ce lo possiamo permettere”. Monti, d'accordo, tace.

A quel punto Concita pone la ferale domanda: “Chi dovrebbe governare il “dosaggio” dell'informazione?” E Monti curiale e disteso scodella la più ovvia delle verità: “Il governo, ispirato, nutrito, istruito dalle autorità sanitarie”.

Ora, pur se lunedì e uno vorrebbe prenderla con comodo, urge una reazione.

In primo luogo, bisognerebbe dire al senatore a vita che l'informazione è già “dosata”, stia sereno. Non si è forse accorto di come viene trattato il tema, da due anni a questa parte dai media main stream? Vogliamo, in particolare a titolo di esempio, parlare del Tg1 delle 20 che pare una velina del governo ma talmente smaccata e partigiana da risultare persino offensiva? E' certo che non ci siano gli estremi, nella spasmodica ricerca di casi limite, nell'evidente ricerca del sensazionalismo sanitario, di una denuncia per procurato allarme?

E a questo proposito: il cane da guardia del potere, in tutto questo periodo, che fine ha fatto? Si è comportato da Rottweiler o da chihuahua (con rispetto di quest'ultima razza canina che a dispetto delle dimensioni è assolutamente combattiva)?

Fatemi capire bene: se un esponente dello Stato, che ha avuto un grandissimo rilievo, dice che nell'informazione “bisogna trovare delle modalità meno democratiche”, l'Ordine dei Giornalisti tace? Sta zitto? Sta muto? Quindi la domanda è : c'è un Ordine dei Giornalisti?

Allora, per come sto vedendo che va la questione, da un po' di tempo c'è la tendenza a fare uscire sulla stampa “amica” delle notizie riguardanti provvedimenti, restrizioni, pass, ecc. La notizia, che di solito riguarda qualcosa che fino a qualche tempo fa sarebbe stato inaccettabile per la collettività, esce e poi per qualche giorno lievita, la si lascia circolare finchè quello che sembrava assurdo diventa persino plausibile. E poi, quel provvedimento improbabile, regolarmente, viene messo in atto. E, guarda caso, accettato.

Il senatore Monti, il giorno successivo alla trasmissione, ha mandato una rettifica ammettendo di avere usato un'espressione infelice ma precisando che “al di là del termine , il tema esiste”.

Intanto ciò che fino a pochi anni fa nella nostra democratica Italia sarebbe stato impensabile, comincia a circolare: “bisogna trovare delle modalità meno democratiche nell'informazione”.

Stateve accuort, direbbero i napoletani.

Patrizia Corgnati