Editoriali | 14 agosto 2019, 09:45

Tassi d'interesse a zero, ovvero come drenare il capitale privato. Di Paolo Turati*

Si potevano utilizzare meglio le migliaia di miliardi messi al servizio del salvataggio dei tanti colossi bancari che sarebbero falliti: qualcosa stride nella strategia ridistribuiva messa in atto

Tassi d'interesse  a zero, ovvero come drenare il capitale privato. Di Paolo Turati*

La motivazione ufficiale che ci è stata 'venduta' è da molti anni collegata al sillogismo "la crisi industriale da sofferenze finanziarie mette in difficoltà l'erogazione del credito, dunque si riconoscano tassi di interesse 'debitori' a zero per chi è in deficit così come a zero o meno 'creditori' per chi é in attivo". Strategia apparentemente salomonica di senso redistributivo, non di meno, più che qualcosa stride.

Innanzitutto: non sarebbe stato più equo utilizzare le migliaia di miliardi messe al servizio del salvamento, con i Quantitative Easing, dei tanti colossi bancari che sarebbero falliti( da Deutsche Bank e Citigroup ) per salvaguardare gli assets attivo della clientela, anziché tutelare la continuità aziendale di imprese creditizie che non lo meritavano( e che, comunque, non riescono, come la suddetta Deutsche Bank, a togliersi dai guai)? Poi: tale remunerazione a zero o anche meno del capitale, di cui non si ha contezza nella Storia, genera un'innegabile calo nei consumi interni, il che produce una grave stagnazione del Pil e una discesa delle entrate tributarie sui consumi, rendendo inutile e pure dannoso il risparmio erariale sugli interessi al servizio del debito pubblico; dannoso perché le imprese perdono fatturato e, con questo, speranza di sopravvivenza.

Peggio: nel tentativo di far fruttare il capitale, i risparmiatori si sono rivolti, spinti dagli industriali del risparmio gestito necessitanti di continuare ad incassare provvigioni per un servizio peraltro spesso non correlato a rendimenti positivi, alle Borse mandandole in bolla incappando nell'equivoco che il rendimento da capitale di rischio( plusvalenze e dividendi) equivalga a quello da rendita.

Non è cosi e quando col ritiro dell' altra marea( cioé quando le Borse ritracceranno severamente dalle capitalizzazioni quantoneno "esuberanti" a cui sono giunte) ci si accorgerà che troppi hanno fatto il bagno senza il costume, si dovrá contabilizzare un'immenso "taglio" all'ammontare di molte disponibilitá finanziarie riducendo la capienza finanziaria di non pochi soggetti che, così, ridurranno ulteriormente i consumi, ingenerando un ciclo vizioso da cui ci vorranno decenni anni per uscire.

In netto ritardo si capirà, per parafrasare "a contrario" Winston Churchill nella lode ai piloti della Raf dopo la Battaglia d'Inghilterra, come, purtroppo,mai così pochi avranno fatto così tanti danni a cosi tanti.

*Paolo Turati, doc. Economia degli Investimenti

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