lineaitaliapiemonte.it | 26 giugno 2025, 11:44

I primi dati di "Torino Impresa 2030", Unione Industriali punta su sostenibilità e transizione competitiva

Marco Lavazza, vicepresidente di Unione Industriali di Torino: «il nostro impegno è mettere a disposizione studi rigorosi e strumenti operativi che guidino ogni scelta aziendale verso un modello di crescita equilibrato»

I primi dati di "Torino Impresa 2030", Unione Industriali punta su sostenibilità e transizione competitiva

TORINO - In tema di sostenibilità, la sfida che attende un'azienda, un settore, se non l’economia di un intero territorio, è oggi rappresentata dalla capacità di trasformarsi ed evolvere verso modelli economico-produttivi etici senza che ciò non solo non ne comprometta la competitività, ma che, anzi, possa trasformarsi in una leva per generare dei vantaggi.

Si tratta di quella che viene definita “transizione competitiva”, un modello di sviluppo che mira a valorizzare ogni elemento di stimolo all'espansione del business attraverso un percorso virtuoso in cui progresso e responsabilità sociale viaggiano di pari passo.

Con lo studio strategico “Torino impresa 2030”, commissionato a TEHA Group e presentato nella sua parte preliminare durante l’omonimo seminario odierno, l’Unione Industriali Torino ha deciso di analizzare i rischi e le opportunità che proprio un processo di transizione competitiva può comportare per le aziende del territorio. Con l’obiettivo di fornire un orientamento a imprenditori che si trovano sempre più ad operare in un contesto di incertezza permanente, con l’esigenza di assumere decisioni sulle strategie competitive e di sostenibilità dinanzi a una discordanza di posizioni, rappresentazioni mediatiche e talvolta perfino dati.

Come sottolinea Marco Lavazza in qualità di vicepresidente di Unione Industriali di Torino con delega alle tematiche ESG e sostenibilità: “Oggi più che mai siamo convinti che per le nostre imprese sia indispensabile un approccio proattivo alla sostenibilità: solo adottando strategie misurabili e dati concreti potremo trasformare i rischi in opportunità competitive. In un contesto complesso a livello internazionale, il nostro impegno è mettere a disposizione studi rigorosi e strumenti operativi che guidino ogni scelta aziendale verso un modello di crescita equilibrato, responsabile e duraturo. Solo così potremo garantire benessere a tutti gli attori sociali e preservare il futuro delle comunità in cui operiamo.”

I rischi connessi all'inazione sono infatti quanto mai incombenti e appare pertanto fondamentale che le imprese acquisiscano nuove capacità di decodifica degli scenari, in modo tale da anticipare i cambiamenti anziché subirli e cogliere le opportunità di business insite nella transizione ma ancora inespresse: per cambiare passo, urge quindi sviluppare un nuovo approccio alla sostenibilità d'impresa in cui marginalità di breve termine e sostenibilità di lungo periodo siano armonizzate.

I numeri del rapporto

In tale ottica, fra i primi dati di contesto presentati, il rapporto “Torino impresa 2030” propone ad esempio proiezioni a 10 e a 25 anni dell’impatto sul PIL reale italiano dei vari scenari possibili nel processo di decarbonizzazione: a un estremo, la rinuncia a intervenire a livello globale contro il cambiamento climatico, che comporterebbe una variazione (su base 2025) del - 9,5% nel 2035 e del -23,8% nel 2050; caso opposto, quello dell’attuazione di politiche strutturali per la decarbonizzazione sostenute da cospicui investimenti in innovazione, che determinerebbero un aumento del PIL dell’1,1% nel 2030 e dell’8,5% nel 2050 (fonte Asvis, Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050: il falso dilemma tra competitività e sostenibilità).

Altro parametro significativo illustrato è poi quello della solidità creditizia delle imprese circolari, che risultano essere del 28% più affidabili e quindi più appetibili per gli investimenti privati (fonte CDP - 2024). Inoltre, se gli istituti di credito italiani indirizzassero i loro impieghi verso tali imprese, realizzerebbero un potenziale risparmio in termini di esposizione al rischio pari a circa 4 € ogni 100 € di finanziamenti erogati e 0,3 € euro di capitale regolamentare (fonte Cerved Rating Agency - 2024). In particolare, rispetto ai propri competitor tradizionali, le imprese circolari generano una volta e mezzo in più di cassa, si indebitano del 6% in meno e vantano maggior capacità di coprire il debito con il risultato operativo, con una quota pari al 24%.