In un’economia che ancora fatica a ritrovare equilibrio, rispetto ad altre aree del Paese il terziario torinese mostra alcuni segnali positivi per la ripresa del settore. È quanto emerge dall’Osservatorio Congiunturale di Ascom Confcommercio Torino e provincia, realizzata con Format Research e riferita al periodo settembre 2024 – marzo 2025.
Le imprese torinesi scelgono di andare avanti
«Le imprese torinesi non stanno ad aspettare la ripresa: la costruiscono giorno per giorno con consapevolezza, resilienza e coraggio – sottolinea Maria Luisa Coppa, presidente Ascom Confcommercio Torino e provincia -. In un clima non certamente incoraggiante, scelgono ogni giorno di rischiare, investire e creare lavoro. Questo non è solo un segnale di tenuta, è un atto di fiducia concreta nel futuro. È tempo che le istituzioni rispondano con lo stesso coraggio: sostenere chi fa imprenditoria oggi significa costruire la crescita di domani. Le iniziative già avviate nel comparto del commercio vanno in questa direzione: i Distretti Urbani del Commercio, la campagna ‘TorinoCompraVicino’, l’albo EPIC che premia la storia e l’innovazione imprenditoriale, e Torino Riflessa, che integra commercio e creatività. Valorizzare il commercio significa investire nella qualità della vita, nella coesione sociale e nell’attrattività turistica: questo ormai è acclarato, ora è tempo di politiche serie, impegnate, e con capacità economica adeguata».
Cala la fiducia ma a livello nazionale è peggio
L’indagine realizzata su un campione di oltre 800 aziende sul semestre settembre 2024 – marzo 2025 rivela che l’indicatore di fiducia sull’andamento della propria attività scende da 47 a 40 punti rispetto al periodo precedente, ma resta sopra la media nazionale (indice: 36 punti) e prevede stabilità nel prossimo semestre. Il 68% delle imprese giudica la propria situazione stabile o migliorata. Le previsioni per il prossimo semestre confermano questo equilibrio. Ristorazione (indice 55) e turismo (indice 59) si confermano i settori più dinamici, mentre commercio food e no-food continuano a soffrire. «I settori del turismo e della ristorazione – prosegue la presidente Coppa- dimostrano che la ripartenza è possibile, e come Ascom ci stiamo impegnando affinché trainino i comparti che si trovano ancora in una situazione di sofferenza, ma che continuano a gridare a gran voce che vogliono ricominciare a crescere».
Positiva l'occupazione
Due gli indicatori strategici che accendono una luce sul futuro: occupazione e liquidità, i cui indici dimostrano una timida ripresa pur in un quadro ancora fragile, ma sostenuto da imprenditori resilienti, competenti e di grande volontà. L’88% delle imprese registra stabilità o crescita occupazionale, con un indicatore di 49 punti (media nazionale 48 punti). Il dettaglio per settori mostra che è il turismo a guidare il dato positivo, raggiungendo un indice di 57 punti, seguito dalla ristorazione con 55 punti, dal commercio food con 51 punti e dal commercio no-food, con 39 punti. «I numeri sono incoraggianti – commenta il direttore di Ascom Confcommercio Torino e provincia Carlo Alberto Carpignano -. Ma occorre guardare anche oltre al dato. A livello nazionale, nel 2024, i lavoratori dipendenti nella ristorazione sono cresciuti del 6,7%, pari a 70mila unità, con un incremento del 10% sul 2023, in linea con quanto sta avvenendo nel mercato del lavoro. Un incremento che registriamo anche a Torino, ma su cui pesa, comunque, un mismatch importante tra domanda e offerta. Ogni giorno riceviamo testimonianze di ristoratori, titolari di bar e di pasticceria che faticano a trovare personale qualificato, nonostante il contratto collettivo nazionale preveda remunerazioni e tutele del lavoratore di tutto rispetto. La risposta è solo una: formazione professionalizzante di eccellenza. Da incrementare alla massima velocità».
La situazione finanziaria
Per quanto riguarda la situazione finanziaria delle imprese, si rivela particolarmente buono il dato relativo alla liquidità: il 68% delle imprese torinesi ritiene la propria disponibilità di cassa ‘migliorata’ o ‘uguale’ a quella del semestre precedente, migliorando l’indicatore di ben 5 punti, da 33 a 38, performando meglio della media nazionale. Il miglioramento è dovuto ad una lieve ripresa dei consumi, che determina una maggior disponibilità finanziaria, utilizzata non di rado per realizzare investimenti. Positiva anche la diminuzione del numero di aziende che ha chiesto una ristrutturazione del debito, segno di flussi di cassa in miglioramento. Il 58% ha chiesto credito per esigenze di cassa (contro il 76% nazionale), mentre il 32% lo ha fatto per investimenti (21,6% il dato italiano). Le richieste per ristrutturazione del debito scendono dal 19% all’11%.
Per i prossimi mesi è prevista una sostanziale tenuta, con uno o due punti di miglioramento.