Il sindacato Infermieri Nursind sale sulle barricate alla notizia che l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi, avrebbe manifestato l’intenzione di tessere accordi con Paesi del Sudamerica e con l’India per reperire figure di operatori sanitari, infermieri nella fattispecie, a fronte della carenza ormai cronica di questa fondamentale figura negli ospedali e nei servizi piemontesi.
Secondo il segretario Nursind Piemonte, Francesco Coppolella, l’assessore alla Sanità avrebbe chiesto alle aziende il fabbisogno di personale infermieristico da comunicare a Roma per “importare” infermieri da altri Paesi.
Mancano infermieri ma i dati sulle assunzioni non sono incoraggianti
Ora l’attenzione è per l’incontro del 17 ottobre sull’Osservatorio regionale in tema di fabbisogno e assunzioni rispetto agli obiettivi aziendali e regionali ma fin d’ora, sottolinea il sindacato, “esprimiamo la nostra preoccupazione poiché a quanto ci risulta i dati non sono così incoraggianti rispetto alle assunzioni fatte fino ad oggi nonostante già l’obiettivo non rappresentasse l’effettivo bisogno fabbisogno delle dotazioni organiche ma solo una limitata disponibilità rispetto alle risorse economiche messe in campo”.
No a soluzioni che aggirano il problema
Insomma gli infermieri italiani proprio non ci stanno a trovare una soluzione oltre confine. Il ragionamento che sottende alla presa di posizione è che se non ci sono giovani italiani che vogliano intraprendere questa professione, o addirittura se chi già la pratica la lascia o va a lavorare nel privato, significa che non si sta facendo nulla in termini di attrattività e di valorizzazione e anzi si pensa di assegnarla a chi ha meno pretese: “Affidare la professione infermieristica a personale proveniente dall’estero significa fornire un messaggio di scarsa attrattività per la professione stessa, favorendo inoltre la fuga di coloro che già la praticano. La verità è che nonostante le belle parole e le promesse spesso disattese, non interessa a nessuno investire su una figura fondamentale per il servizio sanitario pubblico”.