A 100 giorni dall’insediamento il Rettore del Politecnico di Torino, Stefano Corgnati, che ha assunto formalmente l’incarico il 18 marzo scorso e che dopo pochi giorni ha presentato la sua squadra di governo con un prorettore e 14 vicerettori, ha incontrato oggi i giornalisti per un bilancio dei primi 100 giorni di mandato elettorale che scadrà nel 2030. Parole chiave: piano strategico, edilizia, giovani, istituzioni. La mission del Politecnico di Torino secondo il Rettore è chiara: si tratta di fare acquistare a questo polo universitario una dimensione davvero europea.
Nel corso dell’incontro, durante il quale Corgnati non si è sottratto a nessuna domanda, dalle occupazioni alle collaborazioni con le aziende, dagli spazi per la ricerca alla vision su Torino, sono stati toccati numerosi temi.
Cosa è stato fatto
Intanto quello che è stato fatto: sotto il profilo dell'edilizia, l’acquisizione del massimo tetto di finanziabilità del piano edilizio nonché lo sviluppo degli studi di fattibilità della Manica della didattica e di quella dei dipartimenti; l’attenzione ai giovani con la definizione della struttura leadership Academy e l’avvio di prima revisione dei bandi di concorso nei quali dare piena importanza a tutte le missioni di ateneo ma soprattutto, ha sottolineato il Rettore, comincia a prendere forma il nuovo piano strategico di Ateneo, “l’obiettivo primario di questo avvio di mandato e che arriverà l’approvazione entro fine anno”.
Una “vision” per la città
Ma, si diceva, tanti i temi toccati che nel complesso mostrano una visione del Rettore non solo riguardante il Politecnico ma l’intera città. A partire da quello che Corgnati ritiene uno dei punti più importanti: la necessità di avere più infrastrutture di ricerca in tempi che non siano lunghi come appaiono ora. “Le aziende, ha sottolineato il Rettore, desiderano collaborare con il Politecnico, richiedono spazi pronti per essere utilizzati. Domandano in quanto tempo si possa avere a disposizione un' infrastruttura per la ricerca e magari siamo costretti a rispondere che il tempo necessario è di quattro anni: le aziende trovano situazioni più rapide altrove. Questo è un problema non del Politecnico ma dell’Italia che non riesce ad essere competitiva perchè troppo lenta. Non servono semplicemente spazi vuoti, è necessario in qualche modo ripensare ad una vera e propria urbanistica per la ricerca”.
Torino capitale dell'innovazione
D'altra parte in questo disegno che si va delineando, l’aspetto dell’innovazione è fondamentale non solo per il Politecnico ma per Torino, che secondo Corgnati ha tutti i crismi per poter essere capitale europea dell’innovazione.
C'è un problema in più: si tratta di un territorio che non sa raccontarsi, riflette il Rettore, e non sa raccontare adeguatamente quello che fa: anche sotto questo profilo è necessario lavorare
Perchè venire a studiare al Poli di Torino?
In conclusione perché uno studente, che potrebbe andare ovunque, dovrebbe iscriversi al Politecnico di Torino? “Dobbiamo creare un sistema, naturalmente con la condivisione degli obiettivi da parte di tutte le istituzioni, che renda appetibile agli studenti il Politecnico per la sua ricerca di eccellenza, per le sue strutture per gli studenti, per la presenza di aziende con cui potranno collaborare e perchè è un buon posto in cui vivere, oltre che essere una città con costi non proibitivi”.
Alta capacità di impiego e la questione retribuzioni
I dati mostrano per il Politecnico di Torino ha un'alta capacità di impiego, in realtà la collaborazione lavorativa spesso inizia già durante il periodo di studio. C'è tuttavia il tema delle retribuzioni: per attrarre studenti che diventino lavoratori e poi cittadini di Torino sono necessarie retribuzioni diverse da quelle attuali. E' un problema che riguarda tutto il Paese che non può affrontare da solo un Rettore o una singola università ma essere seduti ai tavoli istituzionali per prendere parte alla discussione è un passo avanti.