lineaitaliapiemonte.it | 15 aprile 2024, 12:08

Industria canavesana, per il secondo trimestre del 2024 più ottimismo che nel resto del Piemonte

Dopo tre trimestri di prudenza, tornano positive le attese delle imprese piemontesi per il II trimestre del 2024, così come emergono dall’indagine congiunturale, realizzata a marzo tra le aziende del sistema confindustriale piemontese, raccogliendo le valutazioni di oltre 1.200 realtà manifatturiere e dei servizi.

Industria canavesana,  per il secondo trimestre del 2024 più ottimismo che nel resto del Piemonte

IL CANAVESE

Le aspettative degli imprenditori del Canavese sono in generale moderatamente positive e mediamente più elevate di quelle della media regionale. Le Imprese che prevedono Aumento superano quelle che indicano Diminuzione per la Produzione (con un Saldo Ottimisti Pessimisti di + 18,8), gli Ordini Totali (SOP +15,3), l’Occupazione (SOP +4,7) e, in misura minore, la Redditività (SOP +2,4).

Export, pesano le tensioni internazionali

Al contrario, resta in terreno negativo l’Export (con un Saldo Ottimisti-Pessimisti di –5,4), che risente delle numerose tensioni internazionali e dei vincoli allo spostamento delle merci che, evidentemente, impattano anche sulle imprese canavesane.

Scende la previsione di cassa integrazione

Il miglioramento delle attese è evidenziato anche dalla riduzione delle previsioni di ricorso alla Cassa Integrazioni Guadagni, che scende al 6,1% delle Aziende e dal calo dei Tempi di pagamento che si riducono a 68 giorni.

L'incognita materie prime

Tuttavia, non tutte le problematiche connesse al rallentamento dell’economia sono superate: ad esempio, il livello dei prezzi industriali resta elevato e, seppure stabile in generale, vede comunque indicare aumento il 31,6 delle Imprese per le Materie prime, il 15,2% per l’Energia e il 20,5% per Logistica/trasporti; ciò si unisce ad un ritardo degli Incassi che coinvolge circa ¼ degli intervistati.

Investimenti, troppa incertezza

Infine, la propensione agli Investimenti in Canavese stenta a tornare a quella degli scorsi anni, probabilmente in attesa della futura attivazione degli Incentivi Transizione 5.0 e per il permanere di fattori di incertezza; nonostante questo il 20,2% delle Imprese prevede per i prossimi 12 mesi investimenti per Ampliamento e il 51,2% li programma per Sostituzione. Il grado attuale di Utilizzazione degli Impianti e Risorse aziendali rimane stabile al 76,5%.

(Nota: Il “Saldo Ottimisti-Pessimisti (SOP)” non rappresenta una variazione in aumento o in diminuzione ma la differenza tra Imprenditori che hanno dichiarato “Aumento” nei prossimi tre mesi e quelli che hanno previsto “Diminuzione”. Costituisce quindi un indice sintetico delle aspettative).

Uno scenario di cauto ottimismo”

“L'indagine congiunturale che presentiamo in questo secondo trimestre disegna uno scenario di cauto ottimismo anche se alcuni dati restano ancora incerti, in particolare quelli relativi all’export”, commenta Paolo Conta, presidente di Confindustria Canavese. “Le imprese canavesane continuano tuttavia a dimostrare grande forza di carattere e determinazione nell’impegnarsi ad affrontare al meglio il presente e costruire un futuro solido e duraturo cercando di cogliere le tante sfide e opportunità che questo periodo di grandi trasformazioni sta offrendo”.


IL PIEMONTE

In linea con quanto emerge da analoghe indagini a livello nazionale, anche il dato complessivo piemontese è sintesi degli andamenti differenziati tra industria e terziario. A partire dalla ripresa dopo la crisi pandemica, il comparto dei servizi ha registrato una crescita costante e positiva, con indicatori saldamente sopra lo zero per livelli di attività, occupazione e ordinativi. L’industria, per contro, sembra riemergere ora da un anno difficile, con indicatori altalenanti e un andamento tutt’altro che lineare.

Tuttavia, il saldo negativo delle esportazioni e la (troppo) lenta ripartenza degli investimenti denotano una certa prudenza delle nostre imprese, dovuta al protrarsi del clima di incertezza globale e al rischio di escalation sui teatri di guerra in Europa e Medio Oriente. Resta ampia la forbice dimensionale, con le imprese di minori dimensioni che hanno attese meno positive rispetto a quelle più grandi.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è stabile su un livello storicamente basso, quasi nullo nel terziario; il tasso di utilizzo di impianti e risorse rimane elevato, sia nella manifattura sia nei servizi. Non aumentano né i tempi di pagamento né i ritardi negli incassi; varia poco il carnet ordini, mentre restano ottimistiche le attese sull’occupazione, anche nel manifatturiero.

A livello settoriale, nell’industria si registrano andamenti differenziati. I saldi ottimisti – pessimisti sono sopra la media per chimica, alimentari, manifatture varie (gioielli, giocattoli ecc.), edilizia e impiantisti. Rallentano, invece, metalmeccanica (in particolare meccatronica e metallurgia), tessile e legno.

Nel terziario, come già nelle scorse rilevazioni, tutti i comparti esprimono attese favorevoli e in crescita rispetto a dicembre; recupera anche il commercio che, dopo due trimestri di calo, torna a crescere.

IL CONSUNTIVO 2023

Tradizionalmente, la rilevazione di marzo contiene alcune domande consuntive sull’andamento dell’anno appena concluso. Il 42% delle imprese nel 2023 ha registrato un aumento del fatturato, a fronte di un 25,4% che ne ha segnalato una diminuzione. Circa 7 aziende su 10 hanno chiuso l’anno in utile (72,4%) a fronte del 7,3% che ha chiuso il bilancio in perdita. Quasi la metà delle rispondenti (45,5%) ha mantenuto stabile il proprio livello di indebitamento, mentre una azienda su quattro lo ha diminuito e solo l’11,1% ne dichiara l’aumento. Infine, il 42,2% delle imprese del campione ha mantenuto invariati gli investimenti rispetto all’anno precedente, mentre il 25,9% li ha aumentati e il 17% ha dovuto ridurli.

In dettaglio i principali risultati dell’indagine piemontese

Per il secondo trimestre del 2024, le attese sulla produzione delle 1.257 imprese piemontesi tornano positive, dopo la battuta di arresto di dicembre: il 21,9% delle aziende prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 14,2% che si attende una diminuzione. Il saldo ottimisti-pessimisti è pari a +7,7% (era -1,5% a dicembre). Stesso trend per le attese sugli ordini, con un saldo del +5,6% in aumento di 8 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione.

Positivo anche il dato sull’occupazione, con il 18,7% delle rispondenti che ne prevede un aumento, il 7,1% che ne prevede la riduzione e un saldo ottimisti-pessimisti pari a +11,6% (era 8,6% la scorsa rilevazione).

Restano negative le aspettative sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -4,7%, probabilmente a causa dell’aumentata incertezza sui teatri di guerra in Europa e Medio Oriente. Resta buono il livello degli investimenti, che interessano oggi il 24,1% delle rispondenti (era il 22,4% a dicembre). Dopo il rialzo dell’ultima rilevazione, torna a calare il ricorso alla cassa integrazione, che interessa ora l’8,1% delle imprese. Stabile il tasso di utilizzo di impianti e risorse, tornato sui valori medi di lungo periodo (78%). Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), più ottimiste sui livelli produttivi (saldo +11,2%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo leggermente inferiore (+6,4%).

A livello territoriale, si osservano attese positive per quasi tutte le province, superiori alla media per Canavese (+18,8%), Torino (+14,6%), Alessandria (+11,2%), Novara (+8,9%) e Cuneo (+8,2%). Più caute Verbania (+4,3%) e Vercelli (+2,3%). Restano negativi, invece, i saldi ottimisti-pessimisti di Biella (-14,0) e Asti (-2,9%).

Nel manifatturiero, si registra un miglioramento delle attese, rispetto a dicembre, con saldi che passano da -10,1% a +1,6% per la produzione. Migliora, ma resta negativo il saldo sugli ordinativi che passa da -12,6% a -0,6%.

Positive, per contro, le attese sull’occupazione, con saldo pari a +8,8%, da +2,6% di dicembre. Ancora segno meno per il saldo dell’export, che passa da -11,2% a -4,7%.

Inversione di tendenza per gli investimenti, che interessano il 24,6% delle aziende, in aumento rispetto al 22,9% di dicembre. Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (75,4%), mentre torna a scendere il ricorso alla CIG, che riguarda oggi l’11,3% delle imprese.

A livello settoriale, il calo più consistente interessa tessile-abbigliamento (-19,1%), in crisi da 4 trimestri e legno, che registra un saldo pari a -11,8%. Segno negativo anche per la metalmeccanica (-2,1%), soprattutto metallurgia (-14,3%), meccatronica (-9,0%) e automotive (-4,4%).

Buona performance per chimica (+21,3%), gomma-plastica (+12,2%), alimentare (+9,5%), edilizia e impiantisti (entrambi +10,5%).

Nei servizi il clima di fiducia resta stabilmente positivo rispetto a dicembre. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari a +21,0% (era 18,3% la scorsa rilevazione), quello relativo agli ordinativi è pari a +19,2% (da +21,2%), quello sull’occupazione è pari +17,7% (era 22,3%). Gli investimenti tornano a crescere leggermente (22,9%), trascurabile il ricorso alla CIG (1,3%), stabilmente alto il tasso di utilizzo delle risorse (84%).

A livello settoriale, le attese delle aziende del terziario sono positive in tutti i comparti, con saldi pari a +29,0% per i servizi alle imprese, +25,0% per le utility, +22,0% per l’ICT, +21,6% per gli altri servizi, +12,5% per i trasporti. Recupera anche il commercio e turismo, che totalizza un saldo di +9,5%, dopo due trimestri di calo.

Redazione

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