lineaitaliapiemonte.it | 04 novembre 2023, 11:42

“Perdere l'identità significa trasformarci in automi. Ma spero nei miracoli”, Veneziani al Circolo dei lettori per il festival Radici

Folla per il giornalista, saggista e filosofo Marcello Veneziani al Circolo dei Lettori di Torino per il festival dell'identità “Radici, curato da Giuseppe Culicchia. Cancel culture, idelogia woke, fluidità, il concetto di natura e di storia: “L'uomo è colui che ricorda, che pensa, che sogna. L'automa non vive”

“Perdere l'identità significa trasformarci in automi. Ma spero nei miracoli”, Veneziani al Circolo dei lettori per il festival Radici

Non è stata sufficiente la sala grande del Circolo dei Lettori di via Bogino per accogliere a Torino la folla che voleva ascoltare Marcello Veneziani, è stato necessario approntare una seconda sala, gremita, che ha potuto seguire in collegamento l'intervento del giornalista, saggista e filosofo. Un intervento, quello di Veneziani, declinato sul tema del Festival “Radici”, curato dallo scrittore Giuseppe Culicchia e convintamente sostenuto dall'assessorato all'Emigrazione della Regione Piemonte guidato da Maurizio Marrone. L'identità, appunto, coltivata, negata, ritrovata.

Siamo in piena “cancel culture”

Siamo in una cultura fondata sullo sradicamento, sostiene Veneziani, un trend al quale si vuole che ci adeguiamo perchè ci infondono l'idea che il nostro sviluppo può avvenire solo attraverso la liberazione dal nostro punto di partenza. E non c'è ambito che non si attenga a questo canone: è bene tutto ciò che si cancella. Siamo in piena “cancel culture”.

Il paradosso: si rifiuta il concetto di natura

Persino, paradossalmente, la natura, pur in questo nostro tempo così dichiaratamente attento all'ambiente, è un concetto che viene rigettato, spiega Veneziani, perchè evoca ciò da cui veniamo mentre il trend prevede che sia importante tutto ciò che si emancipa dal nostro punto di partenza: io sono ciò che voglio essere, questo il comandamento attuale.

Cancelliamo anche la storia

Ma a fare le spese della cancel culture non è solo la natura: anche tutto ciò che è memoria storica merita l'oblio. Siamo solo figli del presente, eccoci liberi da ogni identità. D'altra parte, riflette il saggista, viviamo in un'epoca di totale destoricizzazione. Parliamo di eventi del passato o autori che in qualche modo non rispettano questi trend? Si cancellano. Di fatto si manipola il passato secondo gli usi del presente poiché conta solo quest'ultimo. E c'è una sola ideologia. Grossolano errore di presunzione, accusa Veneziani, credere che la nostra epoca possa essere il criterio con cui misurare le altre.

Vico dei miracoli”

Il mondo invece non è solo presente: lo sosteneva anche Giambattista Vico, definito da Veneziani, che gli ha dedicato il volume “Vico dei miracoli”, il più grande pensatore italiano. E la grandezza del filosofo e storico sta proprio nell'intuizione che dobbiamo recuperare il mito, la ragione, la metafisica, la storia, l'arte, fino alla scienza, tutti elementi che compongono una sorta di geografia dell'identità, costituiscono la filiera dell'umanità.

Fluidità, dipende da come si interpreta

E ce n'è anche per l'attuale ideologia woke: “Oggi viviamo nell'egemonia woke, un modello ideologico a cui bisogna adeguarsi, c'è la convinzione che l'unico nostro destino sia la fluidità”. In realtà la fluidità, in una certa accezione, si accompagna con il concetto di identità: essa infatti non è una roccia ma è immersa nella vita e nella storia e quando vien messa a confronto con la vita diventa tradizione.

Riconoscere le identità significa riconoscere le differenze

C'è una narrazione dell'identità come criterio destinato a portare allo scontro. In realtà è vero il contrario: l'incontro di diverse identità porta a riconoscere che esistono le differenze. Si dice: l'identità porta il conflitto ma il conflitto ne è una degenerazione, esattamente come il femminicidio, porta ad esempio Veneziani, è la degenerazione delll'amore ma non avrebbe senso voler negare l'amore perchè ci sono i femminicidi.

Difendere l'identità per non essere intercambiabili

Ma supponiamo, dice Veneziani, che ognuno metta da parte la propria identità, cosa accadrebbe? Diventeremmo oggetti neutri, intercambiabili: “La negazione della radici, tipico del nostro tempo, è segno non di sviluppo ma di imbarbarimento. Ogni emancipazione ha un senso se parte da un punto e va a un altro punto”.

La nostra vita non si limita a questo momento, se privi l'uomo del suo passato, lo privi della sua umanità.

Uomini e automi

L'identità, chiosa Veneziani, è la composizione del passato e del futuro che si ritrovano nel presente: “L'uomo è colui che ricorda, che pensa, che sogna. L'automa non vive”.

E dunque, tutto considerato, gli domandiamo a margine della conferenza, c'è da essere ottimisti o pessimisti?: “Guardo sempre la realtà, spero sempre negli imprevisti, nelle sorprese. E nei miracoli”.

Patrizia Corgnati

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