lineaitaliapiemonte.it | 16 ottobre 2023, 13:01

Ancora aggressioni nelle carceri piemontesi ai danni di poliziotti, il Sappe: “Si lavora in condizioni gravi”

Ennesima aggressione nelle carceri di Torino e Asti ai danni delle guardie carcerarie, il Sappe: “Ormai la situazione è totalmente degenerata, decine di eventi critici fanno seriamente presupporre che sussistano seri problematiche nella catena di comando dell’Amministrazione penitenziaria regionale”

Ancora aggressioni nelle carceri piemontesi ai danni di poliziotti, il Sappe: “Si lavora in condizioni gravi”

Fine settimana di violenza, quello appena trascorso, in alcune carceri del Piemonte, dove da tempo si verificano gravi eventi critici e dove oggi sono detenute oltre 4.100 persone rispetto ai circa 3.900 posti letto regolamentari.

“Purtroppo, ancora una volta, dobbiamo dare conto dell’ennesime gravi aggressione in danno del personale della Polizia penitenziaria in servizio”, denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE per voce del responsabile regionale piemontese Vicente Santilli. “Sabato pomeriggio, nel carcere di Asti, un detenuto italiano classificato ad Alta sicurezza ha dato un pugno in faccia a un Agente che gli aveva impedito di passare degli alimenti da una Sezione a un'altra. Ieri sera, invece, presso la Casa circondariale di Torino abbiamo registrato un grave evento critico al Padiglione detentivo B: un poliziotto di servizio, per dividere due detenuti che litigavano, ha riportato un taglio al pollice sinistro perché uno dei detenuti aveva una lametta in mano. L'agente è poi stato inviato in ospedale per la profilassi”.

Per la Polizia penitenziara lavoro in gravi condizioni operative

“Quel che è accaduto nelle carceri di Asti e Torino, con le violente aggressioni a poliziotti ai quali va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, riportata ancora una volta all’attenzione delle cronache le difficoltà delle strutture detentive piemontesi e le gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di Polizia Penitenziaria”. “Ormai la situazione è totalmente degenerata”, conclude Santilli: “Decine di eventi critici fanno seriamente presupporre che sussistano seri problematiche nella catena di comando dell’Amministrazione penitenziaria regionale. Basta con le parole, gli organi dipartimentali e le istituzioni politiche devono con urgenza intervenire e porre fine a questo massacro della Polizia Penitenziaria. Il SAPPE del Piemonte dice veramente basta!”.

Serve un nuovo modello di custodia

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, si appella al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio: “Chiedo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. È necessario prevedere un nuovo modello custodiale. Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Queste sono violenze annunciate! È scandaloso che nel 2023 vi siano ancora persone indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il sistema istituzionale all'interno dei penitenziari mirato alla risocializzazione del detenuto, ma in rispetto delle regole. Fortunatamente in carcere ci sono anche persone che si dissociano da questi atteggiamenti violenti e cercano nello studio e nel rispetto reciproco la loro ragione di vita”.

Allarmante la situazione nelle carceri piemontesi e in tutta Italia”

Per il leader nazionale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, “la situazione, in Piemonte ed in tutta Italia, è diventata allarmante per la Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Servono risposte ferme da parte del DAP, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto ad Asti e Torino testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità!”.

Redazione

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