Prima di chiedere un piano Marshall per salvare l’industria meccanica dal divieto della costruzione di motori termici a partire dal 2035, l’ Api, la sigla che raccoglie le associazione dei piccoli industriali di Torino, avrebbe avuto il diritto di chiedere quali sono le gravi motivazioni che hanno portato all’imperio di rottamare l’industria dell’automobile italiana. Anche al peggior criminale i paesi civilizzati concedono una difesa ed una condanna motivata in modo circostanziato ed “al di là di ogni ragionevole dubbio”
Se c’è un’emergenza climatica dovuta al fatto che l’ incremento della CO2 emessa nell’atmosfera dalle attività umane è diventato “non sostenibile” e bisogna porvi rimedio, i catastrofisti dovrebbero dimostrarci, con studi sperimentali e simulazioni condotti da scienziati professionalmente “neutri” (e non da mercenari al servizio del business della green economy) quali fenomeni si verificherebbero e quali sarebbero le conseguenze per il pianeta se l’umanità continuasse, al ritmo attuale, ad immettere CO2 nell’aria con le sue attività industriali.
E se anche, per assurdo, vi fosse un’influenza della CO2 sul riscaldamento terrestre, l’emissione dai mezzi di trasporto italiani rappresenta meno dell’1% delle emissioni globali di CO2 ed eliminare quella frazione insignificante, mentre il resto del mondo continua tranquillamente ad aumentare le emissioni di CO2 non avrebbe comunque nessuna conseguenza.
E’ stiamo parlando di una molecola presente nell’atmosfera in concentrazioni bassissime. Difatti la concentrazione della dall’inizio dell’era industriale ad oggi è aumentata da circa 300 ppm ai 412 ppm attuali. Quindi è aumenta circa 110 ppm. E poiché ppm significa parti per milione, l’aumento è stato di 112 molecole di CO2 per 1 milione di molecole totali di aria. Pertanto eliminare i motori termici dalla circolazione significherebbe togliere in pratica 1 molecola di CO2 per ogni 1 milione di molecole d’aria. Praticamente niente.
In un Paese civile, se le Autorità proibiscono l’uso di una sostanza o di un macchinario o di qualunque altra cosa, ciò dovrebbe essere dovuto al fatto che l’oggetto della proibizione può costituire pericolo per la salute o per l’ambiente in seguito a valutazioni fatte dagli appositi istituti, come l’ARPA o le autorità sanitarie. Ad esempio, se il ministro dei trasporti italiano vietasse l’uso di auto elettriche contenti fra gli elettroliti delle batterie i sali fluorurati, il provvedimento sarebbe giustificato, perché in caso di incendio si svilupperebbero i pericolosissimi vapori tossici di acido fluoridrico HF in seguito alla decomposizione termica dei sali fluorurati. Si tratta di un dato scientifico certo facilmente verificabile.
Se non altro, quando si è trattato delle imposizioni relative al green pass, le istituzioni governative hanno spiegato alla nazione le motivazioni che hanno reso necessario quel grave provvedimento. Ed inoltre una nutrita pattuglia di affermati virologi ha occupato per due anni gli studi televisivi dei talk show per illustrare ai cittadini la necessità scientifica dei vaccini o del lockdown.
Invece su questo gravissimo divieto, che comporterebbe drammatiche conseguenze per il futuro industriale e quindi per il benessere dell’Europa, non c’è stato nessun confronto nei talk show televisivi e tutti i media mainstream hanno riportato pilatescamente in un angolino le notizie sull’argomento, senza preoccuparsi di rivolgersi a qualche fisico o chimico che spiegasse perché, a partire dai primi anni 90, la CO2 non è più la molecola che assieme all’acqua permette la vita sulla Terra, bensì una pericolosa sostanza capace di provocare gravi sconvolgimenti climatici. Persino durante la pandemia non è stato negato ai detrattori del green pass e persino ai negazionisti, il diritto di essere intervistati o partecipare ai talk show, malgrado che i fautori del green pass portassero come motivazione i milioni di decessi causati dal virus.
Se i media mainstream o le associazioni di industriali o lavoratori avessero chiesto l’opinione di qualche professore universitario non allineato, come Battaglia, Prodi o Zichichi, costoro avrebbero spiegato che l’evoluzione delle temperature del pianeta dipendono da fattori metereologici legati allo spostamento delle masse nuvolose o da altri fattori geofisici, sui quali la presenza dei modesti quantitativi di CO2 nell’atmosfera incide in modo insignificante. E avrebbero dichiarato che la criminalizzazione della CO2 si basa sulle sciocchezze di una ragazzetta svedese o su indagini di enti governativi come l’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che è un organismo voluto dall’ ONU per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici. E successivamente avrebbero messo in guardia sul fatto che IPCC, come OMS, sono organismi appartenenti all’ONU e quindi non sono autonomi nel giudizio in quanto devono seguire le direttive dei Paesi o delle organizzazioni che li finanziano.