Nel corso degli ultimi decenni le industrie asiatiche come Panasonic, LG, Samsung, hanno raso al suolo l’industria europea dell’elettronica di consumo: televisori, radio, computer, smart-phone, e ridimensionato il manufatturiero avanzato: frigoriferi, lavastoviglie, condizionatori etc. Le aziende sopravvissute nella migliore delle ipotesi si limitano ad assemblare il prodotto, perché poi i componenti arrivano dalla Cina, a cominciare dai microchip.
Solo politici incompetenti e illusi, come i governanti inglesi che hanno versato fiumi di denaro ai due truffatori svedesi che avevano fondato la fabbrica di batterie fallita, potevano credere che in Europa fosse possibile anche solo sfiorare il predominio assoluto dei big players asiatici dell’ingegneria nella produzione di batterie per auto. Ecco chi sono i principali: CATL, Cina (34% market share); LG, Corea Sud (14%); BYD, Cina (12%), Panasonic, Giappone (10%), SK, India (7%), Samsung, Corea sud (5%). La Cina fa la parte del leone, perché molti prodotti di marchi coreani o taiwanesi sono comunque assemblati in Cina.
Le industrie cinesi non sono mai riuscite a sfondare il mercato europeo dell’automotive, perché non sono state capaci di raggiungere l’eccellenza europea nella progettazione dei motori a combustione. Ma il cuore tecnologico del veicolo elettrico è costituito dalla batteria, della quale ne rappresenta anche all’incirca il 50% del valore commerciale e di conseguenza i cinesi potranno finalmente sfondare anche nel mercato automobilistico se le l’Europa continua ad incentivare gli acquisti di auto elettriche e ad ostacolare gli acquisti di auto termiche.
Quindi doppia fregatura: non solo si penalizzano i motori termici e quindi l’industria europea con le continue angherie sui parametri di costruzione e sulle limitazioni alla circolazione, ma nel contempo si incentiva il business straniero delle auto elettriche, che già da adesso sono al 50% asiatiche nel solo componente batteria, ed in futuro lo saranno totalmente, come successo in passato per televisori e computer.
Se i cinesi hanno il controllo della parte tecnologica dell’autoveicolo, per i competitori europei è finita, in quanto allo svantaggio tecnologico si somma lo svantaggio nell’efficienza nella costruzione degli autoveicoli, nella quale i cinesi sono insuperabili. E’ finita perché è ovvio che i “consumatori” quando si troveranno a confrontare l’automobile cinese con la batteria cinese e l’automobile italiana anch’essa con la batteria cinese, ma con un prezzo di vendita inevitabilmente più alto, preferiranno acquistare l’auto cinese, che costerà molto di meno.
Ciò nel corso dei prossimi anni comporterà la perdita del posto di lavoro dei 70.000 lavoratori altamente qualificati che operano nell’industria della componentistica per auto e nel prossimo decennio sarà compromesso il benessere di tutti gli italiani perché per “consumare” bisogna avere i soldi in tasca, il chè vuol dire avere un lavoro che produca ricchezza. Queste cose, se non le capisce il “consumatore”, che per sua natura è portato a guardare solo davanti al proprio naso, lo dovrebbe capire la classe dirigente della nazione.
Questi sciagurati legislatori della Comunità europea stanno mettendo in discussione il futuro industriale dell’Italia e conseguentemente le prospettive di un futuro migliore per le nuove generazioni, migliore di quello di quei giovani sfortunati che devono campare facendo gli scaffalisti nei super mercati o consegnando i pacchi di Amazon.
E tutto questo perché? Perché una minoranza di borghesi radical chic, contigua al potere finanziario che controlla la stampa mainstream, sostiene strampalate teorie su presunti “cambiamenti climatici” causati dall’ anidride carbonica emessa dalle attività industriali. Per fortuna molti coraggiosi uomini di scienza, fisici, chimici, geologi, contestano il catastrofismo delle istituzioni governative come IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che vedono nella CO2 la causa principale dei così detti “cambiamenti climatici”.
Bisogna dire che questi “scienziati” di regime sono ridicoli anche quando vogliono pararsi il deretano: essere causa di “cambiamenti climatici” significa che se fa troppo caldo la responsabilità è della CO2, ma anche se fa troppo freddo la colpa è sempre della CO2. Come uno stesso parametro possa essere causa della comparsa di due fenomeni opposti è un mistero.
Mistero della fede, direbbero i cattolici, noi diciamo, eufemisticamente, che in un certo senso è così, in quanto le conclusioni di questi istituti possono essere influenzate dai governi e da potenti gruppi finanziari capaci di sborsare risorse finanziarie illimitate per ricerche scientifiche che giustifichino certi business. Ed obiettivamente, quello dell’ “ambiente” è un business che fa girare un mucchio di soldi.
Ma ammettendo anche che nel riscaldamento terrestre vi possa essere una concausa dell’aumento della CO2 nell’ atmosfera causata dalle attività umane, l’incidenza apportata dai veicoli termici circolanti nei 27 Paesi facenti parte della UE è insignificante. Infatti secondo l'Environmental Protection Agency, ente governativo americano, il trasporto su strada incide per meno del 16% sulle emissioni globali di CO2. Considerando che i veicoli che circolano in Europa sono grosso modo il 20% del totale mondiale, se ne trae che il contributo delle auto circolanti in Europa rappresenta circa il 3% delle emissioni globalidi CO2. Il contributo dell’Italia è sicuramente meno dell’ 1%.
Se consideriamo che attualmente la CO2 presente nell’atmosfera è pari a 419 ppm, cioè 419 molecole di CO2 ogni 1 milione di molecole di aria (21% O2, 78% N2), mentre nel 1920, un secolo fa, la concentrazione di CO2 era di 300 ppm, il contributo all’aumento della CO2 dovuto all’industrializzazione nel corso dell’ultimo secolo corrisponde grosso modo a valori intorno a 120 ppm.
Ma poiché la circolazione dei veicoli italiani contribuisce per meno dell’ 1% delle emissioni industriali globali, ciò vuol dire che il contributo assoluto è intorno a 1 ppm. Allora se togliamo 1 ppm, cioè 1 molecola di CO2 ogni 1 milione di molecole contenute nell’aria, cosa può cambiare sull' assorbimento della CO2 nella radiazione infrarossa riflessa dal suolo e quindi nel cosidetto “effetto serra”? Nulla.