È davvero estenuante oltreche’ svilente assistere all’ennesima autorappresentazione vittimistica del politico di turno che, colto con le mani nella marmellata, anziché portare fatti (e non parole) a riprova della propria innocenza, la butta in caciara cercando di sviare l’attenzione su fatti di nessuna rilevanza. È un malcostume nazionale di personaggi mai cresciuto ed arroganti, e devo dire che nella storia della nostra Repubblica, ahimè, gli esempi si sprecano. L’ultimo in ordine di tempo è il caso dell’ on. Aboubakar Sumahoru.
In questo caso, come ormai noto a tutti, dopo aver mentito su almeno sei punti chiave della vicenda aperta che vede coinvolto lui, la moglie e la suocera, l’onorevole ha pensato di usare la strategia della discriminazione razziale a suo danno.
Curiosamente, poi, essendo queste sue caratteristiche quelle che gli hanno permesso di assurgere a sedere tra gli scranni del Parlamento. Se fossimo davvero il Paese razzista che lui crede di dipingere, la sua elezione sarebbe mai stata possibile? Difficile crederlo.
Ebbene, Sumahoru va giudicato ed andranno appurate le responsabilità di ciò che ha o non ha fatto, così come si farebbe con qualsiasi altro soggetto al posto suo. Perché il colore della pelle, non essendo assolutamente rilevante, non può nemmeno fungere da esimente o da attenuante.