“Se nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva limitato le spese ai soli beni di prima necessità, nel corso del 2021 si assiste ad una lieve ripresa dei consumi, in particolare non alimentari, ma si accentua il divario tra famiglie abbienti e quelle in condizione di autosufficienza. La tecnologia entra sempre più a far parte stabilmente dei comportamenti delle famiglie che scelgono il web non solo per gli acquisti, ma anche per i servizi, come quelli bancari, e l’intrattenimento”. E' il commento di Dario Gallina, Presidente della Camera di Commercio di Torino che ha pubblicato lo studio , giunto alla sua 25° edizione relativo ai consumi delle famiglie torinesi, studio realizzato ricalcando l’analisi nazionale Istat, osservando i consumi e le abitudini di acquisto di 240 nuclei residenti a Torino. Vediamo nel dettaglio.
Le spese delle famiglie nel 2021
Nel 2021 la spesa media mensile delle famiglie torinesi è stata di 2.524 euro, in crescita del 3,9% rispetto al 2020, ma ancora al di sotto dei valori registrati nel triennio precedente. Già nel 2021, tuttavia, c’è stato un progressivo aumento dell’inflazione (+1,4% rispetto al 2020), trend in crescita anche nei primi mesi del 2022, con probabili effetti nelle prossime rilevazioni.
Se si analizza nel dettaglio il contributo delle componenti di spesa alimentare e non alimentare, rispettivamente pari a 419 euro e 2.105 euro, si osserva che la crescita, pur imputabile a entrambe le componenti, è stata più incisiva per l’insieme delle spese non alimentari (+4,4%) e più contenuta per quelle alimentari (+1,2%).
Dividendo le famiglie per condizione economica, si evidenzia l’incremento del divario tra famiglie più o meno abbienti: se le famiglie in stato di “autosufficienza” hanno mantenuto la spesa sostanzialmente invariata, quelle in condizione economica di “benessere/agiatezza”, hanno speso più del doppio in spese non alimentari rispetto ai nuclei “autosufficienti”. Tra le voci che contribuiscono al divario, soprattutto viaggi e vacanze, pasti fuori casa, ma anche vestiario e calzature e visite mediche specialistiche.
Le spese alimentari
Le spese alimentari sono cresciute nell’ultimo anno del +1,2% (+4 euro). Stabili quasi tutte le voci, si registra invece il balzo dei cibi da asporto o a domicilio (+36,5%, +8 euro in un anno) e della voce che comprende dolciumi e prodotti di drogheria (+3 euro). Insieme queste due voci arrivano a valere il 17,2% della spesa alimentare.
Le spese non alimentari
Le spese non alimentari, dopo un anno di forte contrazione, hanno registrato un recupero importante (+89 euro), risalendo da 2.016 euro del 2020 a 2.105 euro del 2021. In termini di variazione percentuale, questo aumento, pari al +4,4%, compensa solo in parte il calo del -6,3% evidenziato nel 2020. Si tenga presente che, nel corso del 2021, l’inflazione dei generi non alimentari è stata più contenuta rispetto a quanto si sta registrando nei primi mesi del 2022 dove - in particolare le utenze – incidono in maniera sostanziale sull’incremento dell’indice inflazionistico.
Voci non alimentari in aumento
Fra le voci in crescita, la principale per peso percentuale è l’abitazione (39% del totale non alimentare):la crescita (+3 euro) però è minore rispetto al 2020 (+28). Recuperano invece dopo un calo significativo, le spese destinate al mobilio e all’arredamento (+9,6%, +11 euro).
Anche la voce relativa alle spese per “Trasporti e comunicazione” (13,4% del totale), è cresciuta di 5 euro, recuperando però solo in parte il calo di 24 euro registrato nel 2020. Dal lato trasporti, gli aumenti più significativi hanno riguardato le spese per l’auto (assicurazione, bolli, accessori, carburante), ma risultano ancora in calo gli acquisti di biglietteria aerea, ferroviaria e per mezzi pubblici. Per quanto riguarda la comunicazione, ad aumentare sono state le spese per telefonia, bollette e Internet inclusi (+18,5%, +7 euro).
Tra gli “Altri beni e servizi”, dove converge quasi il 15% delle spese delle famiglie torinesi le voci più importanti, riguardanti le spese per vacanze (+78,4%, +39 euro) e per pasti fuori casa (+62,4%, +32 euro), sono le uniche ad aver registrato un incremento e +32 euro), anche se le vacanze non tornano ancora ai livelli pre 2020.
Infine, recuperano ben 25 euro (+35,8%) le spese per vestiti e calzature (il 4,5% dei consumi non alimentari) che tornano ai livelli del 2019.
Voci non alimentari stabili o in calo
Nell’ampia categoria “Welfare” (13,1% delle spese non alimentari) è in calo (-7 euro) la voce principale relativa alle spese per “ricreazione, spettacolo e cultura”. A scendere la voce “giornali, libri non scolastici e cancelleria”, e la spesa destinata all’acquisto di apparecchiature elettroniche o dispositivi tecnologici (dopo la decisa crescita nel 2020), anch’essa in calo di 6 euro mensili. In crescita, invece, l’insieme del tempo libero (+5 euro) grazie alla lieve ripresa delle spese per biglietti di ingresso per cinema, teatro, spettacoli e sport (+2 euro) e per gli abbonamenti per palestre e piscine (+3 euro).
Anche le spese in “salute e servizi sanitari” risultano in calo, sia rispetto al 2020 (-4 euro), sia rispetto a 2 anni prima (-14 euro).
Seguono le spese in “istruzione”, calate di 4 euro. Al loro interno, diminuiscono la spesa in rette e tasse scolastiche (-3 euro) e in libri (-2 euro), mentre cresce di 1 euro la spesa destinata alla mensa scolastica.
Pre e post pandemia: tutto come prima?
Confrontando il 2021 con il 2019, si evidenzia il fatto che solo alcune tipologie di spesa sono tornati ai livelli pre pandemici.
Le spese imputabili all’abitazione, che rappresentano la prima voce di spesa non alimentare per le famiglie torinesi, non solo sono tornate ai livelli pre-emergenza sanitaria, ma sono anche incrementate di 30 euro medi mensili; lo stesso trend è riscontrabile anche nelle spese per utenze domestiche, con un incremento più contenuto (3 euro).
Non tornano invece ai livelli 2019 tutte le categorie che nel 2020 hanno visto la contrazione più sostenuta: trasporti e comunicazioni, mobili e arredamento, ricreazione, spettacolo e cultura – che all’interno ricomprende spese in viaggi e pasti fuori casa - e servizi sanitari e salute. Al contrario, a conferma di una ripresa dei consumi, tornano ai livelli pre-crisi le spese in vestiario e calzature (che nel 2020 avevano segnato una flessione importante).
Il risparmio nelle famiglie
Nel 2020 il numero di famiglie risparmiatrici aveva segnato un leggero rialzo rispetto all’anno precedente (passando dal 25% del 2019 al 28%), anche grazie alle minori opportunità di spesa imposte dalle restrizioni sanitarie. Nel 2021 invece solo il 25% dei nuclei famigliari è in grado di risparmiare, valore nettamente inferiore a quello rilevato tra il 2016 ed il 2018, quando la percentuale superava il 40%. Risparmiano di più le coppie senza figli (41%), di meno le persone sole (10,5% di risparmiatori).
Nonostante la minor propensione al risparmio, le famiglie mostrano tuttavia di percepire un miglioramento delle proprie condizioni economiche: diminuiscono i nuclei che lamentano un minor potere di acquisto (34%, erano il 40% nel 2020) e un calo del reddito familiare (21,7% contro il 25,4% del 2020).
Abitudini di consumo
L’e-commerce nel 2021 è stato utilizzato nel 45% dei casi almeno una volta per acquistare prodotti: le famiglie che hanno dichiarato di aver comprato “spesso” on line rappresentano il 12,5% del totale, mentre quelle che hanno utilizzato internet “qualche volta” il 20,4%. Sono principalmente le coppie con figli ad aver utilizzato frequentemente questo canale di vendita (il 53,3% “spesso”), mentre solo un single su due ha dichiarato di aver acquistato online almeno una volta nel corso dell’anno.
Scendono notevolmente l’acquisto di beni di seconda mano e il ricorso al pagamento rateale.
Poche rate, anche perché aumentano nel 2021 le famiglie che dichiarano un reddito sufficiente a fronteggiare le spese: il 73% delle famiglie torinesi dichiara di aver utilizzato solo fonti di reddito proprie (era il 69% nel 2020), mentre il restante 27% afferma di aver intaccato i propri risparmi. Sono le persone sole e le coppie con figli a lamentare principalmente l’insufficienza dei propri redditi a copertura delle spese e sono anche quelle che maggiormente dichiarano di ricorrere all’indebitamento.
Uso della tecnologia
Durante il periodo pandemico la tecnologia ha certamente fornito la soluzione ideale per gli acquisti, per la fruizione di servizi on line e di forme di intrattenimento digitale. La strada del web, percorsa inizialmente per necessità, sembra mostrarsi, nelle dichiarazioni delle famiglie torinesi, una scelta che non si ha intenzione di abbandonare a fine emergenza sanitaria. Il 36% dei nuclei intervistati esprime di voler incrementare la frequenza con la quale usufruiranno della visione in streaming di film e/o di serie TV, così come l’utilizzo dei pagamenti digitali e dei servizi bancari on line, per i quali si esprimono per un incremento, rispettivamente il 17% e il 10% delle famiglie.