A poche ore dall’inizio dei saldi invernali, si confermano le previsioni della vigilia. I commercianti di Torino interpellati da Confesercenti per una primissima impressione: nella maggior parte dei casi i risultati di vendita sono analoghi a quelli della scorsa stagione almeno in centro, dove la spesa dei molti turisti presenti a Torino è di buon livello. In periferia, invece, non pochi lamentano un calo del 5/10%. La mattinata degli acquisti è partita a rilento, mentre si è riscontrata una ripresa dell'afflusso di clientela a partire dal pomeriggio. Anche i primi dati sullo scontrino medio confermano i pronostici: la spesa si aggira sui 280 euro. Da subito alti gli sconti: in media 30/40%, ma in molti casi si arriva al 50%.
"I timori di una performance non brillantissima - dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti - purtroppo si stanno realizzando, anche se ovviamente si tratta delle prime ore e una parte dei torinesi è ancora fuori per il week end lungo della Befana. Dunque, un bilancio più completo e attendibile potremo farlo dopo il prossimo fine settimana, quando saranno rientrati tutti e - si spera - gli affari potranno avere un incremento. I consumatori sono molto cauti e l'acquisto d'impulso, tipico dei saldi di qualche anno fa, è sempre meno frequente: le famiglie valutano con attenzione le loro scelte e raramente superano il livello di spesa che avevano stabilito, puntando sulla qualità e non sulla quantità.
"Detto questo - continua Banchieri -, stagione dopo stagione emerge sempre più evidente l'esigenza di ripensare l'attuale modello, a cominciare dalla data d’inizio. In passato i saldi avevano l’obiettivo di consentire ai commercianti il ricambio dell'assortimento, consentendo risparmi alla clientela. Oggi invece sono eccessivamente anticipati e questo ne ha modificato il significato. A ciò si aggiunga che tra 'pre-saldi', promozioni continue spesso fuori legge (come quelle fatte più o meno sottobanco nei trenta giorni antecedenti) e iniziative come il BlackFriday si è generata una spirale dannosa non solo per il commercio di prossimità, ma anche per i clienti, per i quali è sempre più arduo orientarsi e distinguere tra le offerte reali e le promozioni fasulle. Dunque, sarebbe il caso di aprire un confronto fra tutti i soggetti interessati - commercianti, associazioni, politica - per elaborare una nuova formula".