lineaitaliapiemonte.it | 19 aprile 2019, 12:39

"A rischio l'incolumità e l'integrità psicofisica dei lavoratori della Polizia penitenziaria piemontese". I sindacati annunciano mobilitazioni.

Santilli, segretario Sappe: "Profonda delusione nei confronti dell'ammnistrazione penitenziale piemontese: invece di dialogare per risolvere i problemi si pone come un muro di gomma"

"A rischio l'incolumità e l'integrità psicofisica dei lavoratori della Polizia penitenziaria piemontese". I sindacati annunciano mobilitazioni.

“Ora basta. Dopo il fallimento dei tentativi di dialogo con il Provveditore Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria, competente su Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, abbiamo esaurito tutte le possibilità e anche la pazienza: non ci resta cha attivare forme di protesta finchè le nostre istanze saranno prese in considerazione, fino a quando i problemi non si risolveranno”. Non lascia più spazio alle mezze misure Vicente Santilli, segretario regionale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe che dopo l'ultimo incontro con il Provveditore, il 17 aprile, esprime profonda delusione nei confronti dell'amministrazione penitenziale. “L'amministrazione si pone nell'ottica del muro contro muro, in atteggiamento conflittuale”, dice ancora Santille che ricorda come sia in corso da oltre un mese una situazione che alimenta il disagio nei lavoratori. Il nodo della questione è la mancanza di una risposta al malessere da tempo denunciato del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria del Piemonte, una situazione che, a livello regionale, sta raggiungendo, affermano i sindacati, soglie intollerabili per i Poliziotti Penitenziari, i quali si trovano a dover prestare servizio in condizioni che definiscono di pericolo per la propria incolumità e integrità psicofisica La situazione viene chiaramente descritta dal Sappe: “Al sovraffollamento e alle aggressioni verbali e fisiche, si sommano la cronica carenza di personale e la vetustà degli alloggi e dei mezzi messi a disposizione, nonché: il mancato pagamento delle missioni, dei buoni pasto, del bonus Fesi, delle presenze e delle spese accessorie, per non parlare poi della nuova “moda” posta in essere dal Provveditore, di distaccare e quindi ammassare personale di Polizia Penitenziaria in sovrannumero da impiegare in compiti non istituzionali presso il Provveditorato Regionale, sottraendoli di fatto agli istituti depauperando, così, le già esigue risorse umane”.

C'è poi la questione dei procedimenti disciplinari nei confronti del personale, molto sentita dai lavoratori: “Una non oggettiva valutazione e in pejus della scheda di valutazione di fine anno del personale”, recita il comunicato sindacale.

Ora, a quanto pare, il tempo dei tentativi di dialogo è terminato.

Le Organizzazioni Sindacali SAPPE, OSAPP, UIL PA PP, SINAPPE, FNS CISL, USPP e CGIL FP, che negli ultimi anni hanno perseguito la strada del dialogo per trovare soluzioni alle problematiche emerse nei diversi istituti del distretto e del Provveditorato, hanno ritirato in segno di protesta la firma dal P.I.D., (Protocollo d’Intesa Distrettuale), sottoscritto lo scorso 18 dicembre 2018, in quanto ritenuto inutile dal momento che “è venuto meno il rispetto delle regole ivi contenute da parte dell’Amministrazione”. Ed è un problema per tutti perchè, sottolineno ancora i sindacati, “se i poliziotti penitenziari sono in difficoltà e in pericolo, vuol dire, che lo Stato è in difficoltà e in pericolo. E se lo Stato è in pericolo, vuol dire che non è garantita la legalità”.



Redazione

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